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CANTONEOra i fagioli borlotti sono anche ticinesi

08.11.21 - 20:20
Un'azienda ha avviato un progetto per la coltivazione intensiva con l'obiettivo di proporre un piatto al 100% locale
Archivio Depositphotos (immagine illustrativa)
Ora i fagioli borlotti sono anche ticinesi
Un'azienda ha avviato un progetto per la coltivazione intensiva con l'obiettivo di proporre un piatto al 100% locale

RIAZZINO - Certo, il minestrone fa parte della nostra tradizione culinaria. Ma la “miscela” di verdure che si acquista nei supermercati non è al 100% di provenienza ticinese. Sul nostro territorio manca infatti uno degli ingredienti: i fagioli borlotti. In Ticino non sono mai stati coltivati, perlomeno a livello intensivo. E si fa pertanto ricorso a quelli provenienti per esempio dalla vicina Italia.

Finora. Sul Piano di Magadino c'è infatti chi quest'anno ha avviato un progetto per la coltivazione dei fagioli borlotti in territorio ticinese. Dando così vita a un minestrone al 100% locale. Si tratta di Quartagamma SA a Riazzino, che ha di recente raccolto i primi fagioli borlotti in collaborazione con la Agrotomato SA di Giubiasco.

Il risultato? «Quattro tonnellate di fagioli su un ettaro e mezzo» ci dice Roberto Buzzi, direttore di Quartagamma SA. «Si sperava di più, perché in Italia la resa è maggiore. Ma probabilmente il maltempo dello scorso mese di luglio ha inciso sulla produzione, rallentando la crescita».

Fatto sta che questo primo anno è considerato come positivo. E permette ora all'azienda - fondata nel 2019 e attiva nella valorizzazione dell'agroalimentare strettamente legato al territorio - di proporre una “miscela” per minestrone al 100% ticinese.

La rinuncia ai fagioli borlotti d'importazione incide comunque anche sui costi. «Si tratta di un prodotto che può essere portato in Svizzera senza dazi, quindi sinora nessuna azienda si era messa a coltivarlo: qui la produzione costa il doppio» sottolinea Buzzi, che tuttavia assicura: «Noi andiamo avanti e cercheremo di arrivare al fabbisogno dell'azienda che, quando saremo a pieno regime, sarà attorno alle sette tonnellate». Il cliente ticinese «è molto sensibile al prodotto locale» conclude.

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