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LUGANOLicenziati dalla Moncucco due sanitari non vaccinati che si opponevano al tampone

15.10.21 - 19:45
«Chi non si sottopone al vaccino e nemmeno ai test non può lavorare in Clinica», così il direttore Christian Camponovo.
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Licenziati dalla Moncucco due sanitari non vaccinati che si opponevano al tampone
«Chi non si sottopone al vaccino e nemmeno ai test non può lavorare in Clinica», così il direttore Christian Camponovo.
«C’è un problema di fondo che trovo grave e allarmante, perché queste persone contestano delle evidenze scientifiche granitiche», aggiunge.

LUGANO - «Chi non si sottopone al test salivare aumenta il rischio di trasmissione del Covid. E questo, senza nessun senso». È un commento amaro, quello rilasciato dal direttore della Clinica luganese Moncucco Christian Camponovo a Tio/20minuti. Un commento riferito all'informazione secondo la quale due membri del personale sanitario della Moncucco sono stati licenziati pochi giorni fa perché si opponevano ai test ripetuti prescritti a livello federale a tutti i sanitari non vaccinati. La regola è in vigore dall’8 settembre scorso e stabilisce che il personale non vaccinato che lavora a contatto con pazienti delle strutture sanitarie e socio-sanitarie debba sottoporsi a un test al massimo ogni 96 ore.

Una scelta difficile da capire - «Quello che posso confermare è che noi applichiamo la risoluzione governativa che stabilisce che se un membro del personale sanitario non si sottopone al vaccino e nemmeno ai test ripetuti non può lavorare in Clinica», ha sottolineato Camponovo. Il direttore tiene poi a sottolineare che farsi vaccinare è una forma di responsabilità verso il paziente, e che ci sono persone che frequentano la Clinica «che, non per loro scelta, non hanno potuto farsi vaccinare, e altre ancora sulle quali il vaccino non fa effetto a causa di vari problemi di salute o di terapie a cui si sottopongono». Riguardo alla volontà di non vaccinarsi di alcuni sanitari, Camponovo si dichiara comunque tollerante: «Che qualcuno abbia deciso di non farlo, ci sta, la Svizzera ha deciso di non introdurre un obbligo. Ma chi non si sottopone a un test salivare, che non ha nessuna invasività e non genera alcun rischio, non lo capisco».

«Guerra di religione contro le misure» - Le motivazioni presentate da queste persone sarebbero in effetti poco concrete: «Diventa più una questione di principio, una sorta di guerra di religione contro le misure prese durante la pandemia, che può avere solo ripercussioni negative». Per Camponovo c’è un problema di fondo che definisce «grave» e «allarmante» perché, conclude, «queste persone contestano delle evidenze scientifiche che sono granitiche. A meno che non si creda che tutti gli Stati, l’OMS e l’UFSP siano complottisti e chiedano di fare qualcosa che non ha senso fare».

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