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LUGANOCon la pandemia ora faccio shopping davanti al computer

12.07.21 - 07:50
Con il virus si è accelerato il processo di implementazione dell’e-commerce, anche se in Ticino c’è ancora molto da fare
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Con la pandemia ora faccio shopping davanti al computer
Con il virus si è accelerato il processo di implementazione dell’e-commerce, anche se in Ticino c’è ancora molto da fare

LUGANO - Ormai nessuna azienda, complice il blocco forzato dovuto al Covid, può fare a meno di confrontarsi con la necessità di espandersi sul web, per creare un nuovo bacino di clienti e permettere a quelli fidelizzati di acquistare senza fatica. Serse Bonvini, co-founder di Netcomm Suisse E-commerce Association e Dagorà SA, si occupa di supportare aziende, negozi e commercianti nell’implementazione di un e-commerce.

Come si sono mosse le realtà ticinesi durante la pandemia rispetto all’e-commerce? 
«Devo constatare che in Ticino abbiamo ancora un approccio di attesa, anche se alcune delle nostre aziende si sono dimostrate a suo tempo lungimiranti e si sono fatte trovare pronte al cambiamento. Tuttavia, ritengo che l’effetto più dirompente della pandemia sia stato quello di far prendere coscienza alla quasi totalità delle nostre aziende che il mondo è cambiato e che i canali di vendita una volta considerati da alcuni alternativi se non “inutili” — come l’e-commerce appunto — sono già oggi il nuovo standard di mercato e che il tempo dell’attesa è finito. Ora è il tempo di agire».

Siamo ancora in pieno effetto pandemia?
«Per ripetere un principio già espresso più volte, confermo che la situzione non ha fatto altro che accelerare questo processo che in realtà trova la sua origine principale nel profondo cambiamento in atto già da tempo delle abitudini di acquisto dei consumatori».  

Quali elementi sono imprescindibili per un’azienda che vuole affacciarsi al mondo dell’e-commerce? 
«È fondamentale effettuare una prima analisi del proprio mercato di riferimento, degli obiettivi che si vogliono raggiungere e, come sempre, è molto importante una profonda conoscenza dei propri clienti e delle aspettative che questi ultimi hanno. A tendere un progetto di vendita online richiede una certa cultura del digitale radicata in azienda e soprattutto competenze ben definite che vanno dalla tecnologia al marketing, alla promozione e comunicazione, passando per processi logistici, di pagamento, di fiscalità. In cima a tutti questi aspetti che spesso sono a supporto del progetto, serve la capacità di produrre contenuti di qualità che tendano a mitigare il nostro bisogno di “toccare con mano” un prodotto prima dell’acquisto». 

Come ha impattato il Covid sulle vendite online in generale?
«Per molti settori si è registrata una forte crescita del fatturato online. Questo non significa che per tutte queste aziende sia stato un anno positivo. Fare +40% online ma –70% in negozio non può di certo essere considerato un successo per un’azienda commerciale. In particolar modo per quelle aziende che prima della pandemia producevano gran parte del proprio fatturato su canali più tradizionali. Tutt’altra storia invece per gli e-retailer o nativi digitali che già prima della pandemia avevano sviluppato il proprio modello di business quasi esclusivamente online».

C’è chi ha perso?
«Esistono poi comparti che, nonostante fossero già “iper-digitalizzati”, hanno purtroppo conosciuto un drammatico crollo dovuto alla specifica tipologia di prodotto venduto. Uno su tutti il comparto turistico, biglietti aerei, ecc.»

Videogiochi e bellezza i settori cresciuti di più
Durante la pandemia, grazie all’e-commerce, diversi settori hanno aumentato il loro bacino di utenza: in una recente ricerca di Netcomm Suisse il 50% degli acquirenti ticinesi ha dichiarato di aver ulteriormente aumentato i propri acquisti in digitale.

Andando in ordine di crescita i maggiori benefici sono toccati al mondo del gaming, elettronica di consumo, intrattenimento, food, prodotti di bellezza, hobby. Per citare un comparto importante per il Ticino quale quello della moda, il tasso di crescita nell’e-commerce è tra il 20 e il 30% di media.

Altri comparti spesso meno citati ma che hanno conosciuto un grande sviluppo sono quelli dell’arredo da casa, i prodotti legati allo sport outdoor, come pure la formazione a distanza, software per teleconferenze e prodotti per cucinare: «Oggi, dopo più di un anno di pandemia, siamo tutti panificatori e Masterchef», scherza Serse Bonvini.

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