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CANTONEBottino milionario in Ticino per i pirati del web

05.03.21 - 11:52
I criminali informatici hanno approfittato della pandemia. Il Cantone tira le somme di un anno impegnativo
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Bottino milionario in Ticino per i pirati del web
I criminali informatici hanno approfittato della pandemia. Il Cantone tira le somme di un anno impegnativo
Norman Gobbi fa un bilancio della campagna "Cyber Sicuro". Una ventina i colpi messi a segno dai malviventi digitali. La Polizia: «Non potendo rubare fisicamente, il crimine si è spostato sul digitale»

BELLINZONA - Nell'anno del Covid e della digitalizzazione totale (o quasi), i pirati della rete si sono sbizzarriti più che mai. In Ticino nel 2020 hanno messo le mani su un "bottino" milionario, e gli esperti di sicurezza informatica hanno avuto parecchio da fare. È quello che si evince dal bilancio della campagna "Cyber-sicuro" lanciata un anno fa dal Dipartimento delle Istituzioni. 

«Con la pandemia le transazioni via web sono aumentate, e su internet si sono trasferiti buona parte dei rapporti lavorativi, con il tele-lavoro, ma anche le assemblee di partito, le riunioni di Municipio, insomma buona parte della vita politica e civile» ha spiegato il direttore del Dipartimento (nonché presidente del governo) Norman Gobbi, in una conferenza stampa svoltasi oggi a Palazzo delle Orsoline. 

«L'esigenza di sicurezza è aumentata notevolmente, le misure preventive di protezione digitale sono importantissime perché queste attività possano svolgersi senza problemi» ha aggiunto Gobbi. In quest'ottica «tutti i collaboratori dell'amministrazione cantonale e anche i Consiglieri di Stato sono stati sottoposti a una formazione continua». 

La campagna, dopo "Acque sicure", "Strade sicure" e "Montagna Sicura", è la quarta lanciata dal Dipartimento delle istituzioni per la sensibilizzazione dei cittadini «sulle nuove sfide e i nuovi rischi che attraverso la prevenzione possono essere attutiti». 

Luca Filippini, Segretario generale del Dipartimento e Presidente del gruppo di lavoro, conferma che «la pandemia ci ha messo notevolmente alla prova, improvvisamente, sul fronte del telelavoro ma non solo». Il gruppo di lavoro si è posto «come punto di riferimento e contatto cantonale, con ruolo di coordinamento a supporto del Consiglio di Stato e del Cantone tutto» operando sui fronti della prevenzione, informazione e consulenza. 

Videoconferenze, telelavoro, acquisti digitali: «Nell'ultimo anno abbiamo fatto passi da gigante, ma si sono moltiplicate anche le possibilità per i malviventi di delinquere» prosegue Filippini. La Polizia cantonale ha raccolto denunce e prove di 20 crimini informatici, per un totale di 3 milioni di franchi di danno per le vittime, in Ticino. 

«Questi sono solo i casi accertati e documentati, ma chiaramente non sono stati gli unici» ha precisato Filippini. «È evidente che da parte del mondo criminale si sta assistendo a una sempre maggiore specializzazione».

Alessandro Trivilini del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI, ha ricordato che «la pandemia ha favorito anche un cambio di paradigma sul fronte della protezione dei dati personali». Una spinta che «ha avuto un forte impatto sulla sicurezza informatica, che non è più legata alla presenza di un antivirus o di un software, ma diventa un'attitudine e un comportamento degli utenti». 

Il servizio Sati della Polizia giudiziaria «è stato recentemente potenziato» proprio perché «sempre più reati passano dal canale digitale» ha sottolineato Gobbi. Il capitano Gnosca della Polizia cantonale ha precisato come «tutti i tipi di reati sono ormai digitalizzati» soprattutto «in questo periodo in cui tutti sono a casa ed è più difficile per i malviventi commettere dei furti fisicamente». 

In vista della votazione di domenica sull'identità digitale Gobbi ha sottolineato «l'importanza di fornire una base legale per perseguire meglio i crimini informatici» in linea con gli orientamenti dell'Ue. L'iniziativa in votazione «fornirebbe alle autorità strumenti migliori e più efficaci e la possibilità di realizzare in Svizzera delle infrastrutture per il controllo dei dati, che al momento sono a disposizione unicamente di grandi aziende straniere». 

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