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VIGANELLOHanno aperto il primo marzo del 2020: quanta sfortuna per questi ragazzi

12.03.21 - 09:07
Un anno da incubo per il giovane staff del Piccolo Vigneto. Lo chef Marco Moratti: «Non molliamo. Ma è dura».
Foto Piccolo Vigneto
Lo staff del Piccolo Vigneto. Marco Moratti è in divisa scura.
Lo staff del Piccolo Vigneto. Marco Moratti è in divisa scura.
Hanno aperto il primo marzo del 2020: quanta sfortuna per questi ragazzi
Un anno da incubo per il giovane staff del Piccolo Vigneto. Lo chef Marco Moratti: «Non molliamo. Ma è dura».
Il Covid tiene la ristorazione nel caos. Intanto si avvicina la Pasqua. Gabriele Beltrami, direttore di GastroTicino: «Ci si è messa anche la burocrazia. Un esercente non è un contabile».

VIGANELLO - Avevano deciso di investire i loro risparmi in un sogno che stavano cullando da tempo. Fa male, malissimo, vedere come il Covid-19 abbia tarpato le ali ai quattro ragazzi che portano avanti il Piccolo Vigneto, incantevole ristorante di Albonago (Viganello). Data di inaugurazione: primo marzo 2020. E 11 giorni dopo si chiude tutto, a causa della pandemia. «Continuiamo a tenere duro – racconta lo chef Marco Moratti, 33 anni –. Ma non è facile. Siamo anche in una zona periferica. Il take away non rende. Lo facciamo nel weekend, ne approfitta più che altro qualche vicino».

Una strada tremendamente in salita – Era da aprile 2019 che Marco, sua sorella Valentina (28 anni, gerente), il compagno di lei Marco Ceraolo (27) e l’amico Davide Fanoni, avevano deciso di lanciarsi in una sfida simile. Mai avrebbero pensato di andare incontro a un percorso tremendamente in salita. «Il primo lockdown – riprende Marco Moratti – è stato pesante soprattutto all’inizio. Poi però le autorità ci hanno dato i mezzi economici per tirare il fiato».

L'illusione e poi ritorna l'incubo – Dopo una buona estate, con ottimi numeri anche a livello di clientela, il Piccolo Vigneto ripiomba nell’incubo. E a dicembre cala la notte. «Il secondo lockdown è stato deleterio. Ci aggrappiamo a misure come l’indennità di perdita di guadagno... Dopo le recenti modifiche di legge, riceveremo probabilmente una boccata d'ossigeno. Anche attraverso l'indennizzo per i casi di rigore».

«Non abbiamo di certo fatto apposta» – A lungo si è detto che chi aveva aperto una qualsiasi attività dopo l'inizio della pandemia non avrebbe avuto diritto ad alcun sostegno. Ora il Consiglio nazionale sembra intenzionato a sostenere anche le nuove aziende. Come quella in cui lavora Marco Moratti. «Di certo non abbiamo fatto apposta ad aprire in un anno del genere, per poi beneficiare di aiuti statali. Sarebbe stato folle. No. Fare funzionare il Piccolo Vigneto era il nostro più grande desiderio. Era da mesi che stavamo mettendo in piedi il tutto. Ora si avvicina Pasqua. Se saltiamo anche questa, dopo quella del 2020, si sarà una nuova mazzata».  

Il 22 marzo forse non succederà nulla – Parole su cui è concorde Gabriele Beltrami, direttore di GastroTicino. Anche se la data del 22 marzo, inizialmente vista come quella delle buone notizie, potrebbe semplicemente prolungare l'agonia dei ristoranti. «Non si può più andare avanti col solo take away – ribadisce Beltrami –. Anche perché diversi dei nostri esercizi pubblici si trovano nella situazione del Piccolo Vigneto, sono ubicati in una zona periferica, con poco traffico. Ci sono parecchi bar e ristoranti in questa condizione. Ed è un problema nel problema».  

Un esercente su cinque ha gettato la spugna – Beltrami evidenzia come la ristorazione ticinese (e in generale svizzera) non possa più permettersi un’eventuale terza chiusura. E non possa nemmeno arrivare ad aprile nelle condizioni odierne. «Sarebbe un disastro colossale». Secondo un sondaggio di Gastrosuisse, un esercente su cinque in Svizzera ha già mollato la spugna a causa ella pandemia. In Ticino, invece, si dice che un esercizio su 10 potrebbe non riaprire più. «E queste percentuali potrebbe peggiorare. La burocrazia poi è tremenda. Per ottenere gli aiuti sono ancora troppi i requisiti necessari. Così non se ne esce. Un esercente non è un contabile. In una situazione di pandemia non è possibile che si debba passare giorni e giorni a fare calcoli per potere dimostrare di avere diritto a un aiuto».     

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