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CANTONE«Riaprite i ristoranti, altrimenti i negozi faranno fatica»

01.03.21 - 21:01
I negozianti sono tornati al lavoro «con sollievo e la speranza di non dover nuovamente chiudere»
Tipress
«Riaprite i ristoranti, altrimenti i negozi faranno fatica»
I negozianti sono tornati al lavoro «con sollievo e la speranza di non dover nuovamente chiudere»
Ora si attende con impazienza la riapertura della ristorazione, ci dice Rupen Nacaroglu, presidente della Società dei commercianti di Lugano

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

LUGANO - Per i commercianti è un sollievo tornare a lavorare. E oggi hanno quindi riaperto i negozi «con la speranza che sia stata l'ultima volta in cui hanno dovuto chiudere». È quanto ci dice l'avvocato Rupen Nacaroglu, presidente della Società dei commercianti di Lugano, dopo che tutte le attività che non vendono beni di prima necessità sono stati costretti a una chiusura forzata di quarantadue giorni a causa della pandemia.

Oggi in tutta la Svizzera è avvenuta la riapertura. Un primo sprazzo di normalità, che tutti si vogliono tenere ben stretto. Ma i commercianti ne sono consapevoli: «Sanno che non dipende da loro, ma dall'andamento della pandemia, dalla campagna vaccinale e dalla responsabilità di tutti» sottolinea Nacaroglu.

Ora la riapertura dei negozi è comunque soltanto una prima notizia positiva. «Si aspetta che possa riprendere l'attività anche la ristorazione - ci dice - nei centri cittadini uno va a bere il caffè, poi fa qualche acquisto. Un settore dipende dall'altro: il commercio è un po' zoppo senza ristorazione e la ristorazione è un po' zoppa senza il commercio».

Una chiusura sofferta - La scorsa primavera i negozi erano rimasti chiusi per ben cinquantasei giorni. Questa nuova chiusura è durata meno, ma è stata molto sofferta. Le attività non erano infatti ancora riemerse dal precedente lockdown. «Ora l'auspicio è che le autorità trovino un altro sistema per abbassare il numero dei contagi, evitando l'effetto yoyo» afferma ancora Nacaroglu.

L'online non è sufficiente - È inoltre un dato di fatto che questi lockdown stanno spingendo la digitalizzazione del commercio. «Il Covid è sicuramente un acceleratore» osserva il nostro interlocutore, sottolineando però che piattaforme online e "click & collect" (quindi la possibilità di ritirare la merce ordinata online o telefonicamente) non permettono di sopperire alle perdite dovute alle chiusure. «Non sono la panacea di tutti i mali». È però vero che queste soluzioni permettono «di mantenere il contatto con la clientela e presentare una vetrina virtuale del proprio negozio».

Si punta sulla competenza - C'è forse il rischio che ora molti clienti si siano abituati e affezionati allo shopping online? Secondo Nacaroglu, «questo problema sicuramente esiste». Ed è pertanto «fondamentale» che i commercianti puntino su competenza e servizio: «L'online funziona se una persona è già in chiaro su quello che vuole acquistare, ma ci sono ancora molte persone che desiderano farsi consigliare».

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