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CANTONEAnche oggi non si parla di “ecomafia”

24.02.21 - 19:43
Ancora "rimandata" l'interpellanza di Pronzini sui presunti inquinamenti a opera della Silo & Beton Melezza SA
TiPress - foto d'archivio
Anche oggi non si parla di “ecomafia”
Ancora "rimandata" l'interpellanza di Pronzini sui presunti inquinamenti a opera della Silo & Beton Melezza SA
Per il deputato si tratta di «censura». Il presidente del Gran Consiglio: «Volevo consentire la possibilità di ricevere delle risposte a delle domande lecite, senza snaturarle». Tutto rinviato all'Ufficio di presidenza.

BELLINZONA - L'interpellanza è di inizio dicembre. Ma neppure oggi, in Gran Consiglio, se n'è parlato. Presentata da Matteo Pronzini (MPS), riguardava «inquinamenti e sversamenti abusivi nel Locarnese a opera della Silo & Beton Melezza SA», nota ditta di betonaggio. 

L'atto presentato faceva riferimento a una precedente interrogazione (agosto 2019) a cui il Consiglio di Stato aveva risposto e sulla quale il deputato aveva sollevato parecchi dubbi. Parlando di «menzogne», «scuse ridicole», «marcato immobilismo dei funzionari» del Cantone, volontà dello Stato di «non toccare un membro della famiglia» e «ecomafia». Termini i cui "toni" non sono stati accettati dall'Ufficio di presidenza del Gran Consiglio, che a metà dicembre aveva sottoposto l'interpellanza all'articolo 52 della Legge del Gran Consiglio per una richiesta di intersecazione.

Oggi, in aula (al mercato coperto di Mendrisio), Matteo Pronzini ha parlato di «censura» chiedendo di «mettere al voto le censure fatte» all'atto parlamentare. Un atteggiamento che ha infastidito il presidente, Daniele Caverzasio, che ha messo al voto il rinvio all’Ufficio presidenziale «per valutare altri approfondimenti» (approvato con 37 favorevoli).

Caverzasio, comunque, non si è tirato indietro nel dare una spiegazione al deputato MPS: «L’intersecazione è stata richiesta perché si è valutato che i toni dell’interpellanza fossero andati un po’ oltre rispetto a delle domande, lecite, che è giusto porre. Volevo consentire la possibilità che si dessero delle risposte, senza snaturare le sue domande. Ma pure senza entrare in una situazione in cui lei pone la domanda e il Consiglio di Stato non dà risposte per le modalità con cui viene posta. Era stato usato un po’ di pragmatismo». E ancora, rivolgendosi direttamente a Pronzini: «I toni erano andati oltre le righe e l'intersecazione riguardava il dibattito.  Abbiamo voluto venirle incontro per non fargliela riscrivere». 

Ma, all'insistenza del deputato, il presidente del Gran Consiglio ha perso la pazienza e ha messo al voto il rinvio. «Se qualcuno non è disposto ad accettare dei compromessi che portino delle risposte al popolo, ma vuole solo fare polemica, sono un po’ stufo».

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