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ASCONA«La gente è gelosa. Ma sono più forte e ho costruito per centinaia di milioni»

23.10.20 - 16:22
Vive qui da 58 anni e vuole diventare svizzero, ma qualcuno gli rinfaccia la vecchia vicenda degli "immobili SUVA"
Tipress
«La gente è gelosa. Ma sono più forte e ho costruito per centinaia di milioni»
Vive qui da 58 anni e vuole diventare svizzero, ma qualcuno gli rinfaccia la vecchia vicenda degli "immobili SUVA"
La votazione si annuncia segreta, ma lui ci mette la faccia: «Devono diventare svizzere le persone corrette, sono pronto ad accettare la loro decisione». E sul passato: «La gente è gelosa. Mi fa piacere che chi mi voleva sotterrare non la mandi giù»

ASCONA - Vive in Svizzera da 58 anni e presto ne compirà 60. Un lasso di tempo che dovrebbe spianargli la strada alla naturalizzazione. Ma tra la richiesta, che sarà discussa martedì prossimo dal Consiglio comunale di Ascona, e il passaporto rossocrociato è rispuntato un vecchio scheletro. 

A voler diventare svizzero è infatti un cittadino italiano che nel 2010 venne condannato a 18 mesi sospesi per istigazione all’amministrazione infedele. È il caso degli stabili SUVA che, come rivela oggi laRegione, ancora fa storcere il naso a qualche politico asconese.

Nell’aria si respirano propositi di votazione segreta. Lui, il candidato, non si nasconde ed espone il proprio punto di vista a Tio/20Minuti.

«Viviamo in uno Stato democratico - dice il 59enne promotore immobiliare - per cui chi non è d’accordo ha pieno diritto di manifestarlo. Io sono pronto ad accettare la loro decisione. Dirò di più, voglio diventare svizzero proprio perché è un Paese dove chi sbaglia paga. Se loro pensano che io abbia sbagliato un po’ più degli altri».

Difatti c’è chi vorrebbe lasciarla, come Virgilio, all’Inferno. O meglio in Purgatorio...
«Io non ho ammazzato nessuno e non sono arrabbiato con nessuno. Ho pagato ufficialmente una commissione dovuta. Non ho fatto niente di male e ancora oggi sono convinto che lo farei di nuovo. Perché sono un commerciante. Lavoro e do lavoro. Faccio i miei business corretti».

Quando ha chiesto la naturalizzazione si aspettava che qualcuno tirasse fuori questa vecchia storia?
«No. Ma non me la prendo, perché sono d’accordo sul fatto che il passaporto non deve essere automatico. Devono diventare svizzere le persone corrette. A febbraio compirò 60 anni e vivo qui da 58».

Quindi lei è sereno?
«Certamente. Perché mi trovo in uno Stato dove le cose funzionano. Ci sono i politici che devono dire la loro. Io vivo qui da sempre e ho costruito per centinaia di milioni, pago ciò che devo pagare, mi trovo bene e i miei figli sono nati e cresciuti qui».

E sul fatto che il suo nome, legato a quella vicenda vecchia, venga evocato da taluni come sinonimo affari pochi chiari?
«La gente è gelosa. Mi volevano sotterrare i leghisti che volevano fare quell’affare e invece la SUVA ha scelto me. Mi fa anche piacere che non la mandino giù, perché sono più forte di loro. In quindici anni ho mosso minimo duecento milioni. Tutte le Aldi che vede nel Locarnese le ho fatte io. E ne farò ancora due. Quando entro in banca mi mettono il tappeto rosso».

Per quello rossocrociato si vedrà martedì prossimo.

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