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CANTONE/SVIZZERA«L'alcol mi portava alla rovina. Poi ho saputo chiedere aiuto»

23.10.20 - 06:00
«Ho iniziato a bere a 13 anni»: Luana e Reto raccontano il loro percorso di recupero dall'alcolismo.
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«L'alcol mi portava alla rovina. Poi ho saputo chiedere aiuto»
«Ho iniziato a bere a 13 anni»: Luana e Reto raccontano il loro percorso di recupero dall'alcolismo.

LUGANO - L’alcolismo distrugge la vita poco a poco e l’unico modo per uscirne è quella di chiedere aiuto. Ne sono la prova Luana e Reto*, che da oltre trent’anni hanno detto no all’alcol e fanno parte tuttora degli Alcolisti Anonimi, associazione presente nel nostro cantone dal 1976.

Quando avete iniziato a bere?
Luana: «Avevo 12 anni, sparecchiando ho bevuto un bicchiere di Vermut. Nonostante sapessi che facesse male perché in famiglia c’erano degli alcolisti, mi è piaciuta la sensazione. Mi permetteva di superare la timidezza. 
Reto: «Ho iniziato a bere a 13 anni. Sentivo che potevo stare in mezzo a gente più grande e senza accorgermene continuavo ad aumentare le dosi».

Com’è una giornata tipo di un alcolista?
Reto: «La prima cosa che dovevo fare era bere qualcosa per non tremare e poter affrontare la giornata. Durante il lavoro se c’era la possibilità bevevo, ma il peggio arrivava a fine giornata. Prima di rientrare a casa passavo ore nei bar». 

Cosa rappresentava per voi l’alcol?
Luana: «Era la mia stampella, il mio ossigeno. Anche se mi procurava dolori tremendi, in particolare allo stomaco».

Cosa porta a fare l’alcolismo?
Luana: «Di tutto pur di essere sicuro di avere la sostanza. Quando uscivo con la famiglia controllavo sempre che ci fosse un negozio o un bar nei paraggi per fare una scappata se non fosse bastata la riserva che mi ero portata». 

Si può uscirne?
Luana: «Una volta che sei alcolista lo sarai per sempre, anche se sobrio. Il pensiero non se ne va ma si impara a non lasciare che interferisca nella vita». 

Come si sviluppa la malattia?
Luana: «Senza accorgertene aumenti sempre di più la dose, diventa un’ossessione e la situazione sfugge di mano. È una malattia progressiva e mortale».

Quando avete cominciato a frequentare gli Alcolisti Anonimi?
Reto: «Avevo 28 anni e sono 39 anni che non tocco alcol. Bevevo tantissimo, ho fatto incidenti stradali, sono finito in ospedale e anche in prigione».
Luana: «Mi sono rivolta all'associazione a 35 anni e sono 33 che non bevo. Continuo a frequentare perché è una palestra per i miei pensieri. Non ho paura di cedere alla tentazione dell’alcool ma agli schemi mentali che si sviluppano con una dipendenza».

Molti si vergognano a partecipare alle riunioni.
Luana: «Se incontri qualcuno che conosci significa che ha il tuo stesso problema. Per me gli Alcolisti Anonimi sono la famiglia acquisita che ha evitato che perdessi la mia».
Reto: «All’inizio mi preoccupavo di quello che diceva la gente se andavo agli Alcolisti Anonimi, ma in realtà facevo una figura peggiore quando le persone mi vedevano in giro ubriaco».

Come sostenete gli alcolisti?
Luana: «L’associazione è formata da membri che hanno vissuto sulla propria pelle l’alcolismo. Oltre alle classiche riunioni abbiamo la permanenza telefonica sempre assicurando l'anonimato e la segretezza. In più abbiamo tutta la letteratura scritta da altri alcolisti, il programma internazionale e un padrino o una madrina con cui incontrarsi anche privatamente».

Cosa succede una volta smesso di bere?
Luana: «Va via la nebbia e devi imparare ad affrontare la realtà della vita senza l’alcol. Col tempo e il sostegno degli altri impari e le relazioni interpersonali migliorano». 

Le ricadute?
Reto: «Ci sono, perché non sempre si riesce a smettere al primo colpo. L'importante è rialzarsi e impegnarsi a restare sobrio un giorno alla volta».

*Nomi di fantasia

Una dipendenza che riguarda 250mila persone 
Si stima che nella Confederazione siano 250mila le persone dipendenti dall'alcol. Questa sostanza entra a far parte della vita di molte persone già durante la pre-adolescenza. Secondo l’Ufficio federale della salute pubblica (UFSP), nel 2018 erano quasi il 32% dei giovani dagli 11 ai 15 anni a farne uso, con una percentuale maggiore per i ragazzi. Nel 2016 era l’85% dei quindicenni residenti in Svizzera a consumare alcol. La stima dei decessi risale al 2011 e conta 160 morti in Svizzera per alcol. «L’elaborazione di questi studi costa molto», spiega Markus Meury di Addiction Suisse, «in Svizzera il parlamento non vuole finanziare molta ricerca sull’alcol, dato che la lobby in questione è decisamente forte.». L'ultima stima dei costi sociali a seguito di abuso di alcol è stata fatta nel 2010 e si parla di 4.2 miliardi di franchi l’anno. L’impatto di questa sostanza sulla circolazione stradale ha causato l’anno scorso 25 decessi, oltre duemila feriti e più di 16mila revoche della patente.

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