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CANTONE«Un nuovo grave abuso dello stato di diritto»

27.09.20 - 13:02
È la denuncia dell'MPS nei confronti del Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata
TiPress - foto d'archivio
«Un nuovo grave abuso dello stato di diritto»
È la denuncia dell'MPS nei confronti del Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata

BELLINZONA - «Un nuovo grave abuso dello stato di diritto». È con queste parole che l’MPS descrive quanto a suo dire stia accadendo all’interno del Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata. Il Movimento denuncia «un abuso legale» commesso nei confronti dei lavoratori stranieri, al centro di un’interpellanza inoltrata al Consiglio di Stato.

Ma andiamo per ordine. Con una lettera datata 16 settembre (e firmata dal capo della Sezione polizia amministrativa Elia Arrigoni e dal capo servizio armi, esplosivi e sicurezza privata Paolo Degani) il Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata si rivolge alle agenzie di sicurezza e d’investigazione (per e-mail) informandoli che «fino a nuovo avviso non verranno rilasciate o rinnovate autorizzazioni Lapis a lavoratori con permesso G o B residenti in Ticino da meno di 5 anni». Veniva spiegato che «il problema risiede nel fatto che le Autorità italiane non ci forniscono più le informazioni di Polizia necessarie per poter stabilire se i richiedenti sono in possesso di tutti i requisiti».

Ed è proprio qui che secondo l’MPS sta il problema. La Legge cantonale sulle attività private di investigazione e sorveglianza (Lapis) fissa che ogni agente di sicurezza deve disporre di un’autorizzazione rilasciata dal Dipartimento delle istituzioni, da rinnovare ogni tre anni. I requisiti sono stabiliti nell’articolo 5 della Legge, mentre il Regolamento stabilisce i documenti da allegare alla domanda. «Come si può vedere, la legge e il suo regolamento fissano gli stessi requisiti per i lavoratori indigeni o stranieri - scrive il Movimento -. E la legge ticinese non richiede nessuna “informazione di Polizia” trasmessa dalle Autorità italiane». Inoltre, «per quanto è dato sapere, le autorità italiane preposte al rilascio del certificato comprovante l’inesistenza di procedure fallimentari a carico del richiedente, come anche il certificato del casellario giudiziale e l’estratto dei carichi penali pendenti non hanno assolutamente cessato di rilasciare questi documenti».

La Lapis stabilisce anche i criteri di un rifiuto dell’autorizzazione, senza citare «nessuna fantomatica “informazione di Polizia” rilasciata dalle autorità competenti italiane». Segno, per l’MPS, che la decisione dei responsabili del Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata rappresenta «un ennesimo atto illegale, contrario al diritto cantonale e, soprattutto, ai diritti dei lavoratori stranieri».

Il gruppo MPS-POP-Indipendenti inoltra sei domande al Consiglio di Stato, ritenendo che la decisione del Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata significhi «provocare centinaia di licenziamenti fra gli agenti di sicurezza stranieri residenti nel nostro cantone». La decisione viene definita «illegale» e «xenofoba».

Le domande dell'interpellanza:

1) C’è qualcuno che verifica che le direttive emesse dal Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata, dalla Polizia Cantonale e, infine, dal Dipartimento delle Istituzioni siano confacenti al diritto cantonale e nazionale?
2) Non considera questo nuovo grave abuso di legge come la chiara espressione di una tendenza sempre più xenofoba all’interno dei servizi del Dipartimento delle Istituzioni?
3) Come commenta il consigliere di Stato Norman Gobbi questo ennesimo caso di sospensione dello stato di diritto o di chiaro disprezzo delle leggi vigenti?
4) Cosa intende fare il Consiglio di Stato per ripristinare immediatamente lo stato di diritto, in particolare annullando la direttiva del Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata, urgenza motivata dal fatto che i mancati rinnovi già decisi potrebbero provocare diverse centinaia di licenziamenti;
5) Qualora dei dipendenti avessero già perso il posto di lavoro a causa della decisione del Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata, il Consiglio di Stato si attiverà per garantire il loro reintegro oppure prevede di pagare dei danni morali per rispondere al danno causato a centinaia di lavoratrici e lavoratori?
6) Il Consiglio di Stato intende prendere delle misure nei confronti dei responsabili firmatari della direttiva, responsabili di un grave mancato rispetto della legge e, con tutta probabilità, all’origine di centinaia di licenziamenti di lavoratrici e lavoratori stranieri?

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