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CANTONEFamiglia affidataria professionale: partito il progetto pilota

10.09.20 - 14:39
Più di 150 bambini e adolescenti attualmente si trovano in affido.
TiPress
Famiglia affidataria professionale: partito il progetto pilota
Più di 150 bambini e adolescenti attualmente si trovano in affido.
Il nuovo obiettivo: «Offrire un ambiente accogliente e normalizzato»

LUGANO - Una famiglia affidataria professionale, questo il nuovo progetto pilota dell'Associazione ticinese famiglie affidatarie (ATFA), attiva sul territorio dal 1981 e unico ente in Ticino che si occupa di affido familiare. 

Questa famiglia, formata appositamente per la gestione di situazioni di affidamento, da oggi potrà accogliere fino a quattro minori. «L’affidamento familiare non significa adozione e non interrompe i rapporti tra il bambino e la sua famiglia d’origine. L'obiettivo è sempre quello di reinserire il minore nella propria famiglia», spiega il presidente dell'ATFA Andrea Bianchi. «La cosa fondamentale è offrire un ambiente accogliente e normalizzato, che un istituto non può offrire». 

Un nuovo tipo di affido - Finora erano disponibili tre tipi di affido: quello intra familiare, in cui il bambino viene collocato da un parente, quello SOS, che avviene in casi di urgenza e non può essere protratto per più di sei mesi, e l'affido family, in cui il minore rimane con i genitori affidatari per tutto il tempo necessario prima di tornare, se possibile, da quella di origine. La nuova tipologia, la famiglia affidataria professionale, «unisce due aspetti: l'intensità affettiva del contesto familiare e quella professionale di un educatore o educatrice», precisa Marco Galli, Capoufficio dell'Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS).

Realtà ticinese - «A fine 2019 si contavano 169 minori in affido a 153 famiglie», illustra Galli. «Stiamo cercando di diversificare la rete di protezione di bambini e giovani e la famiglia affidataria professionale è un contesto di vita molto interessante soprattutto per adolescenti fragilizzati che farebbero magari fatica ad integrarsi in un istituto e che potrebbero risultare troppo impegnativi per una famiglia volontaria».

 

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