Secondo Martino Rossi l'informazione fornita dal Cantone «è ridicola»
Per l'economista i dati andrebbero approfonditi: «Ma i media non possono inventare informazioni che non vengono trasmesse dalle autorità»
LUGANO - Un po’ come il caffé al mattino, per molti sono diventati parte del quotidiano. C’è chi li attende quasi con impazienza, per tastare il polso di una situazione, quella dell’epidemia di Covid, che da mesi grava su ciascuno di noi. Inevitabile argomento di conversazione per i più, i dati sul numero di positivi, vittime e quant’altro graviti attorno al famigerato virus sono diventati routine anche per i media che, sin dall’inizio, hanno cercato di fornire un’informazione puntuale e quanto più varia e approfondita possibile.
Ciò nonostante, si moltiplicano da parte dei lettori e sui social i messaggi d'insofferenza verso questi bollettini informativi. Spesso i portali d'informazione vengono accusati, anche, di fornire dati "manipolati", non "contestualizzati".
Ma è davvero così carente l’informazione passata dai media ticinesi in questi mesi? Lo abbiamo chiesto all’economista Martino Rossi, che nei mesi scorsi aveva fornito un punto di vista alternativo sulla pandemia rielaborando i dati ufficiali cantonali applicando il metodo della "media mobile".
«Gli organi d'informazione sbagliano se pubblicano ed enfatizzano solo i dati del giorno dei nuovi contagi accertati e dei nuovi decessi attribuiti al Coronavirus - spiega -. I dati sui contagi oscillano da un giorno all'altro in modo non significativo, ma viziato dall’irregolarità dei test e degli esami di laboratorio e della comunicazione dei dati».
Come risolvere il problema?
«Si può attenuarlo con il banale metodo statistico della “media mobile”: il dato giornaliero viene sostituito da quello medio del giorno stesso, del giorno precedente, di quello seguente. Oppure - quando i dati giornalieri sono molto esigui - pubblicando al lunedì il dato medio giornaliero (contagi, decessi) della settimana precedente. Ma queste informazioni hanno senso solo se inserite in una serie di dati (con un grafico o una tabella) o, al minimo, con un confronto del tipo seguente, per fare un esempio per il Ticino: "nella settimana che si è conclusa domenica 16 agosto, la media giornaliera dei contagi è stata di 2 unità e quella dei decessi di 0 unità. Da ben 15 settimane i contagi medi giornalieri non superano le 5 unità, dato lontanissimo dal picco raggiunto nella settimana che si era conclusa domenica 29 marzo: 128 unità”».
Quindi il lavoro dei media è incompleto?
«Nonostante quanto detto prima, sarei molto indulgente con i media - salvo se enfatizzano impropriamente il dato giornaliero in sé - molto meno con le autorità, che rendono difficile il loro compito. Nella pagina dedicata del sito del Cantone, l'informazione che si trova è ridicola: il numero cumulato dei casi dall’inizio della pandemia. Il dato dei nuovi contagi giornalieri (o nuovi decessi) devi calcolarlo tu aprendo il foglio excel che riporta i dati cumulati dei giorni precedenti! Vuoi sapere da quanti test i nuovi contagi sono dedotti? L’ultimo “bollettino epidemiologico” che trovi è quello del 5 giugno! Non ci sono neppure i dati, ma solo un grafico in cui vedi sommariamente l’andamento della percentuale dei test positivi sui test totali. Inoltre, nessun richiamo al fatto che i test erano dapprima effettuati solo su persone sintomatiche gravi, poi su persone sintomatiche leggere, poi su uno spettro ancora più largo, il che vizia il significato anche dei dati sui contagi accertati e sulla proporzione di test positivi».
Per quanto riguarda questa insofferenza da parte dei lettori, che si manifesta però quasi sempre con l’aumentare delle cifre, cosa ne pensa?
«L’insofferenza per un’informazione così lacunosa è più che giustificata. Il semplice dato giornaliero può in qualche caso suscitare un'ansia ingiustificata, indotta dall’informazione troppo puntuale. Per esempio ieri (19.8) abbiamo avuto in Ticino 10 nuovi contagi accertati, il dato più alto dal 20 luglio (14 casi). Ma significa poco o nulla. Il 19 luglio i contagi erano 0 e il 21 luglio 6. Mi ripeto: il dato del giorno va situato nella curva di evoluzione dei contagi e va sostituito dalla media su 3 o addirittura 7 giorni. Ad esempio il “picco” dei casi giornalieri ha raggiunto i 287 contagi il 27 marzo, ma la media mobile di quel giorno (media del giorno, del precedente e del seguente) era di 124 unità, meno della metà…».
Trova questi richiami giornalieri da parte dei media inutili o utili a mantenere alto il livello di guardia?
«Poco utili perché non spiegano nulla. Non dico che non vadano pubblicati, ma richiamando la tendenza e, se ci fossero, accompagnandoli da due informazioni: da quanti test quei casi positivi sono desunti (la Confederazione almeno quello lo pubblica) e se vi è un motivo particolare che giustifica quel dato (ad esempio, rientri dalle vacanze in paesi a rischio): ma i media non possono inventare informazioni che non vengono trasmesse dalle autorità o svolgere ogni giorno lunghe inchieste per ovviare alle enormi lacune dell’informazione ufficiale. Poi, un richiamo all’intelligenza nei comportamenti ci sta sempre, fintanto che in Ticino, in Svizzera e nei Paesi dove viaggiamo il virus non è ancora scomparso».