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ONSERNONEAveva minacciato la polizia col decespugliatore, la sorella ora lo difende

04.08.20 - 06:05
Il 71enne era finito in prigione per una notte. Scende in campo anche l'Unione Contadini Ticinesi.
Ti-Press
Aveva minacciato la polizia col decespugliatore, la sorella ora lo difende
Il 71enne era finito in prigione per una notte. Scende in campo anche l'Unione Contadini Ticinesi.
«Mio fratello stava solo lavorando – racconta la donna –. Non avrebbe mai fatto del male a quegli agenti, era solo snervato».

ONSERNONE - «Quello che hanno fatto a mio fratello è tremendamente ingiusto. L'hanno malmenato. E l'hanno portato via». A raccontarlo è la sorella del 71enne che a fine giugno, a Loco (Onsernone), è stato posto in stato di fermo perché tagliava l'erba col decespugliatore, il classico "zechiboy", fuori orario. «Non sappiamo chi ha fatto la segnalazione. Forse le autorità. Di giorno fa caldo. Gli agricoltori spesso tagliano l'erba alla sera».

Pittoresco e selvatico – L'uomo, un personaggio "strano", pittoresco, piuttosto ruspante, selvatico, sicuramente fuori dagli schemi, sarebbe stato raggiunto da una pattuglia della polizia comunale di Locarno attorno alle 20 del 30 giugno. In seguito si sarebbe ribellato allo stop, minacciando gli agenti con il decespugliatore. «Non avrebbe mai commesso una follia – sospira la sorella – e non avrebbe fatto del male agli agenti. Era solo snervato perché gli stavano impedendo di lavorare».

Per terra a faccia in giù – Morale della favola. L'uomo sarebbe stato bloccato e portato per una notte in carcere, a Lugano. «Ha opposto resistenza e si è fatto male a una spalla, a cui aveva già qualche problema. L'hanno sbattuto per terra con la faccia in giù. E lo hanno ammanettato. Io alle 22.30 non sapevo ancora dove fosse mio fratello. Ero qui a piangere come una disperata. Ho trovato il "zechiboy" per terra e ho temuto che fosse accaduta una tragedia. Ho chiamato la polizia comunale e mi hanno detto di chiamare la Cantonale. Lì mi hanno spiegato che mio fratello non sarebbe ritornato a casa per la notte. Sono passate diverse settimane, non stiamo bene moralmente, siamo in difficoltà».

Multa di 500 franchi – La donna, che ha un anno in più del fratello, è affranta. «È vero, siamo tipi particolari, ma siamo gente alla buona, vogliamo solo lavorare. Il Covid-19 ci ha già creato tanti disagi, abbiamo una quindicina di pecore. Ora mio fratello ha seri problemi alla spalla, deve pagare una multa di 500 franchi e siamo sotto avvocati». 

Il ritorno a casa – Alla mattina successiva, dopo la notte in cella trascorsa dall'uomo, la sorella viene chiamata al telefono. Deve andare a prenderlo. «Io non sono pratica di Lugano. Me lo hanno portato fino alla stazione di Rivera, per farmi un piacere. Sono anche stati gentili, devo dire».      

La voce dell'Unione Contadini – In difesa dell'agricoltore onsernonese è sceso in campo di recente anche il segretario dell'Unione Contadini Ticinesi, Sem Genini, con un editoriale sulla rivista "L'Agricoltore Ticinese". Interpellato da Tio/20Minuti, Genini ribadisce la sua posizione: «Quell'uomo stava facendo il fieno per le proprie bestie. I rapporti col Comune, forse, non erano idilliaci, ma non è possibile arrivare a questi punti. Si possono trovare altre soluzioni. Che bisogno c'è di chiamare la polizia, in una valle discosta e per una situazione simile? C'è sempre più intolleranza. Erano le otto di sera. Non mezzanotte. Quest'uomo si è fatto male alla spalla, durante l'intervento di polizia a quanto pare, e adesso non si sa chi proseguirà il suo lavoro. Personalmente sono amareggiato».  

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