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BELLINZONA62 giorni di battaglia prima del ritorno alla vita

28.05.20 - 20:00
Il consigliere comunale Fabio Briccola è stato uno degli oltre 3'300 ticinesi colpiti dalla malattia.
Tipress
62 giorni di battaglia prima del ritorno alla vita
Il consigliere comunale Fabio Briccola è stato uno degli oltre 3'300 ticinesi colpiti dalla malattia.
La comparsa dei primi sintomi il 15 marzo, il ricovero alla Carità, l'intubazione, la lenta ripresa e il ritorno a casa. Per poi partecipare alla seduta del legislativo lo scorso 25 maggio. «I veri eroi sono i dottori e il personale medico»

BELLINZONA - Il Consiglio comunale di Bellinzona si è svolto extra-muros presso la palestra del Ciossetto a Sementina negli scorsi giorni. Una misura straordinaria in un periodo storico senza precedenti. La prima seduta dopo l’emergenza coronavirus. Un tentativo di ritorno alla normalità istituzionale pieno di emozioni. Emozioni fortissime che ha sicuramente provato il consigliere comunale del PLR Fabio Briccola. Lui il virus l’ha vissuto sulla sua pelle. Lui è uno degli oltre 3’300 ticinesi ad aver contratto la malattia. E nella forma più grave. Un viaggio lungo 62 giorni, prima di fare ritorno a casa dalla moglie Patrizia e dalla figlia Sara.

Primi sintomi e tre tamponi - Fabio, classe 1956, già direttore delle Scuole comunali di Giubiasco e portiere dell’ACB, accusa i primi sintomi della malattia domenica 15 marzo. Ha dolori alle ossa e un po’ di febbre. Inizialmente le sue condizioni non sono preoccupanti, ma dopo una settimana di febbre alta arriva il ricovero. Prima a Bellinzona, dove i primi due tamponi per il Covid-19 risultano negativi. Poi al terzo tentativo giunge la sentenza tanto temuta. Fabio ha contratto il coronavirus. È il 23 marzo. Arriva quindi immediato il trasferimento all’ospedale La Carità, il primo baluardo cantonale nella lotta alla malattia.

Intubato - Appena arrivato a Locarno, la situazione però precipita. Fabio fa fatica a respirare. Pensa di non farcela. Al pomeriggio di quello stesso giorno chiama disperato la figlia: «Sum dré morì, sum dré morì». Poi i medici lo devono intubare. Inizia la sua lotta per la vita. E comincia anche il calvario per famigliari e amici. La figlia Sara - anch’essa docente come il padre - forse per esorcizzare le sue paure, inizia a tenere un diario. Annota tutto. Alla fine lo intitolerà «62 giorni di logorante attesa». 

Il giorno più nero - Ma in quel momento, il lieto fine è ancora lontano. Timori e speranze trovano sfogo sulle pagine del diario. Nel quarto giorno di coma indotto - è il 27 marzo - il Ticino vive il suo giorno più nero per quanto riguarda i casi di contagio. Ben 287 in sole ventiquattro ore. In terapia intensiva ci sono 51 ticinesi che lottano per la vita attaccati a una macchina. Fabio è uno di loro.

Il risveglio - I giorni passano. Fabio continua a lottare. La curva epidemiologica nel nostro cantone inizia ad appiattirsi. I primi pazienti cominciano ad abbandonare le strutture sanitarie dedicate al Covid-19. Cresce la speranza. Fabio è ancora intubato, ma migliora giorno dopo giorno. Il 3 aprile subisce la tracheotomia. Poi, piano piano viene risvegliato.

Ritorno alla vita - Subito dopo Pasqua Fabio chiama per la prima volta moglie e figlia. La voce è affaticata, roca - porta i segni della lunga intubazione - ma è il simbolo della battaglia vinta. Fabio ce l’ha fatta. Due giorni dopo - è il 17 aprile - viene trasferito nel reparto dei “tracheotomizzati”. Qui arriva la prima videochiamata. Una sorta di rinascita. Per lui. Per Patrizia. Per Sara. Il peggio è ormai alle spalle. La sua riabilitazione inizia il 23 aprile alla Clinica di Novaggio. Esattamente un mese dopo l’intubazione. Fabio ha perso una decina di chili. Indossa la tuta di allenamento dell’ACB che portava più di 30 anni prima - quando era il vice di Giorgio Mellacina - e che non gli andava bene ormai da tempo.

62 giorni dopo - All’inferno e ritorno. Inizia la risalita. Gli esercizi di fisioterapia, seppur faticosi, non sono nulla rispetto a quello che ha passato. E dopo quasi un mese di riabilitazione, il 21 maggio arriva finalmente il momento tanto atteso. Quello del ritorno a casa. 62 giorni dopo. La logorante attesa è finalmente giunta al termine. Il diario si conclude dapprima con un ringraziamento a «tutti coloro che ci sono stati vicini» e al personale sanitario «che ti ha salvato la vita». Poi con una dedica che arriva dritta al cuore: «A mio padre - scrive commossa Sara - che anche nella dura prova che gli è stata imposta dalla vita è stato per me un esempio di coraggio, forza e determinazione». 

«Gli eroi sono dottori e personale sanitario» - Quella stessa forza che lunedì lo ha portato a presenziare - nonostante tutto - alla seduta del Consiglio Comunale svoltasi a Sementina. Come un guerriero mascherato. Fabio ha vinto la sua battaglia più difficile. «Non mi sento un eroe», precisa però il consigliere comunale. «I veri eroi sono i dottori e il personale sanitario che durante la pandemia hanno lavorato tantissimo per salvare la mia vita e quella di tantissimi altri».

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COMMENTI
 

lecchino 3 anni fa su tio
Con tutto il rispetto per il sig. Briccola che evidentemente se l'é vista brutta e altrettanto rispetto per la sofferenza dei parenti: intanto i 3310 (per la precisione) non sono i colpiti ma i positivi. Il sig. Briccola ha fatto 3 tamponi quindi saremmo a 3308. Una grandissima parte dei positivi non è finita in ospedale, a quando anche qualche storia di asintomatico? Per quanto riguarda gli "eroi", medici e infermieri sono sempre eroi quando guarisci e pezzenti quando non ce la fai. La maggior parte di loro era a lavoro ridotto. Infermieri e medici di cure intense e pronto soccorso hanno scelto questa via perchè appagati dalle emergenze (come anche i soccorritori). Per queste categorie di persone (che stimo) nnon c'è frustrazione maggiore della mancanza di "azione". Quindi forse "eroi" , ma per scelta e pure stipendiati...

Ctg 3 anni fa su tio
Risposta a lecchino
Ti faccio i miei complimenti per le tue osserazioni. Sei proprio una grande persona

lecchino 3 anni fa su tio
Risposta a Ctg
Grazie, ma pur non essendo parte del personale sanitario faccio parte della categoria dei pezzenti onoris causa ;D

streciadalbüter 3 anni fa su tio
I medici e gli inferimei non sono eroi,fanno semplicemente il loro mestiere:gli eroi sono altra cosa.
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