Tra una settimana il macchinario proveniente dalla Cina inizierà a sfornare 50mila pezzi al giorno
Il farmacista Federico Tamò parla degli ostacoli che ha dovuto superare, assieme a Renzo Romano, per ottenere un prodotto di qualità e a prezzi quasi asiatici.
SEMENTINA - È tutto pronto. Da settimana prossima un macchinario installato in uno stabile di via Pobbia a Sementina sfornerà 50mila mascherine al giorno.
Ti-Mask l’hanno ribattezzata ed è una risposta a quella che lui stesso aveva definito la “giungla dei prezzi”. Meno di un mese fa il farmacista Federico Tamò indicava su Tio/20Minuti i mali nascosti, ma nemmeno troppo, dietro il mercato delle protezioni dal coronavirus: c’era la speculazione legata ad un approvvigionamento dall’Asia gestito da personaggi che nulla c’entravano con il settore della salute, ma c’era anche un problema di qualità del prodotto non garantita. La ciliegina finale erano i prezzi arrivati a superare i 2 franchi al pezzo per le “chirurgiche”.
«Produrre localmente è l’unico modo per garantire approvvigionamento costante e sicuro alla popolazione del nostro territorio» è la ricetta di Farmaconsult, la società anonima recentemente creata da Tamò e Renzo Romano per lanciarsi nella produzione ticinese di mascherine. In tempi di mercato saturo, parlarne sarebbe una pubblicità, nei giorni del Covid ha invece il sapore della novità.
«Tutto è partito da questi prezzi assurdi - spiega Tamò -. Ho iniziato ad informarmi sui passaggi lungo la filiera, dal costo dei materiali a quello delle macchine. Raccolte queste informazioni, assieme al partner Renzo Romano, che ha contatti in Cina, abbiamo importato il macchinario. Una mano, per il finanziamento, ci è arrivata anche dall'Ofac, la cooperativa dei farmacisti svizzeri che aiuta i progetti di startup».
A che punto siete?
«La macchina è in viaggio e da settimana prossima inizieremo a produrre le prime mascherine in via Pobbia. Senza affrettare troppo i tempi, perché vogliamo fare un prodotto di qualità».
Quali sono (e sono stati gli ostacoli) sul cammino?
«Difficile dire perché ogni giorno c’è qualcosa da risolvere. È una lotta continua, ma il progetto avanza bene. Sicuramente è difficoltoso reperire i materiali che tutti cercano e sono diventati molto cari. Ma abbiamo trovato una buona fornitura».
Appunto i prezzi: la mascherina made in Ticino a quanto verrà venduta?
«La mascherina per i privati avrà un prezzo attorno ai 62 centesimi al pezzo, costi di spedizione e consegna compresi. Per grossi volumi destinati ai professionisti della salute riusciremo a scendere notevolmente. In prospettiva puntiamo a prezzi non molto lontani da quelli asiatici».
Vi sentite un po’ Davide contro il gigante asiatico?
«Non penso sia una risposta alla Cina... perché senza di loro saremmo stati veramente messi male. È più una risposta alla "dislocazione" delle produzioni per pure ragioni economiche. Vogliamo essere una soluzione alternativa che garantisca un minimo di pezzi al nostro territorio. Puntiamo a contratti di fornitura garantita per mesi nel caso in cui dovesse, ad esempio, bloccarsi l'importazione dall'Asia».
In commercio oggi si trova di tutto e non sempre merce garantita...
«Vogliamo fare un prodotto di qualità. Il primo passo sarà la certificazione delle mascherine, che saranno di tipo IIR. I primi pezzi verranno inviati subito al laboratorio di Berna per una valutazione rapida e, nel contempo, in un altro laboratorio riconosciuto per la certificazione EN e ci siamo già mossi per l’ISO13485 dei prodotti medici».
Mascherina sì, mascherina no? Immaginiamo già la sua risposta…
«L’aspetto fondamentale resta il mantenimento dei 2 metri di distanza e l’igiene delle mani. La mascherina può essere utile in aggiunta. Ma se vogliamo consigliarne l’utilizzo, dobbiamo anche permettere alla popolazione di averne. Di qualità e a dei prezzi corretti».