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CANTONE«Non regaliamo la ristorazione alla 'Ndrangheta»

08.05.20 - 11:46
Il PPD sollecita il Governo: «Fondamentale che Berna garantisca ancora il lavoro ridotto a chi non riaprirà»
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«Non regaliamo la ristorazione alla 'Ndrangheta»
Il PPD sollecita il Governo: «Fondamentale che Berna garantisca ancora il lavoro ridotto a chi non riaprirà»
Il rischio concreto è che a beneficiare del settore messo al tappeto dal coronavirus «possa essere la criminalità organizzata»

BELLINZONA - La ristorazione rischia di affondare, o peggio ancora, di finire in pessime mani. Il rischio concreto - è l’allarme lanciato oggi da un’interpellanza urgente firmata dal Ppd - è che a beneficiare del settore messo al tappeto dal coronavirus «possa essere la criminalità organizzata» scrivono i deputati Giorgio Fonio e Fiorenzo Dadò.

La presenza della ‘Ndrangheta in Svizzera non è un mistero e i politici Ppd citano, un rapporto pubblicato da Tio.ch, in cui la giornalista Madeleine Rossi rilevava, come indizio importante, il fatto che “in Ticino diversi bar sono vuoti tutto il giorno, ma realizzano un giro d’affari importante”.

Ora che i bar sono vuoti e chiusi, giorno e notte, dal 16 marzo l’imminente apertura non rasserena assolutamente il settore. Anzi l’interpellanza parla di decisione frettolosa: «Per garantire un futuro a questo settore, in una fase delicata come quella attuale, era fondamentale non procedere con passi affrettati». La decisione di Berna, di cui si attende oggi la relativa ordinanza, è stata «presa, verosimilmente, per “scaricare” sul settore i costi oggi coperti dalla Confederazione dell’indennità per orario ridotto» sottolineano Fonio e Dadò.

Da qui la richiesta al Governo ticinese affinché si attivi con Berna per l’apertura di una finestra di crisi mirata:  «Visto il pessimo tempismo del Consiglio Federale, è fondamentale che venga garantito a tutto il settore della ristorazione, un cuscinetto temporale (ipotizzabile in un paio di settimane) che permetta di poter continuare a beneficiare dell’orario ridotto anche a quei ristoranti che non riusciranno a garantire un’apertura immediata entro il prossimo lunedì». L’alternativa o meglio il rischio? Vedere finire un settore trainante dell’economia ticinese in mani sporche del peggio.

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