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CANTONEDagli ospedali all’inceneritore, ecco che fine fa il materiale infetto

23.04.20 - 20:35
Dopo il trattamento dei pazienti affetti da coronavirus i rifiuti sanitari devono essere smaltiti.
Ti Press
Dagli ospedali all’inceneritore, ecco che fine fa il materiale infetto
Dopo il trattamento dei pazienti affetti da coronavirus i rifiuti sanitari devono essere smaltiti.
Nei nosocomi vengono usati contenitori speciali, contrassegnati e sigillati. A Giubiasco si fa in modo che nessuno possa entrare in contatto con il virus: «Riceviamo 18 tonnellate di rifiuti infetti alla settimana»

LUGANO - Quintali e quintali di mascherine, guanti e indumenti vengono quotidianamente utilizzati negli ospedali ticinesi confrontati con l’emergenza coronavirus. Ma poi bisogna liberarsene e per farlo si fa capo all’inceneritore di Giubiasco, con tutte le prescrizioni di sicurezza del caso. 

«Lo smaltimento di questi rifiuti avviene coerentemente a quanto previsto dalla legislazione Cantonale e Federale sulla raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti sanitari», spiega il responsabile della comunicazione dell’EOC Mariano Masserini. Essendo potenzialmente infettivi, vengono smaltiti secondo delle direttive interne specifiche, sviluppate in collaborazione con l’Azienda Cantonale dei Rifiuti (ACR).

Contenitori sanitari speciali - Gli infermieri o i medici che devono sbarazzarsi di questo materiale infetto (o potenzialmente infetto) hanno a disposizione in reparto alcuni contenitori speciali, contrassegnati in modo da distinguerli dagli altri bidoni sanitari non Covid-19. Una volta pieni vengono chiusi ermeticamente, viene indicata la data di chiusura e il reparto di provenienza, e vengono trasportati verso il deposito finale dove sono etichettati come rifiuti infettivi.

Una via dedicata al materiale pericoloso - È poi la ditta Valbenne SA a occuparsi del trasporto dai nosocomi all’inceneritore di Giubiasco, dove l’Azienda Cantonale dei Rifiuti si occupa dello smaltimento definitivo. «Abbiamo una via dedicata a questo tipo di materiale, ma per noi non è una novità perché riceviamo regolarmente rifiuti infetti dagli ospedali, anche ben più pericolosi del coronavirus», spiega il direttore amministrativo dell’ACR Guglielmo Bernasconi. 

Nessun contatto con i dipendenti - Se per i rifiuti solidi urbani vi è una remota possibilità di contatto con i dipendenti dell’impianto, questo è escluso per i rifiuti infetti. «Qui c’è un sistema particolare», continua Bernasconi. «I rifiuti vengono scaricati in un magazzino a parte e tramite dei rulli trasportatori finiscono nel forno. Quindi i nostri dipendenti non corrono alcun rischio, nemmeno in caso di manutenzione».

Cinque tonnellate in più ogni settimana - In questo periodo il numero di consegne di questo tipo di rifiuti è naturalmente aumentato. «Siamo passati da circa 13 tonnellate alla settimana a 18. Di solito arrivavano una volta al giorno, ora arrivano anche due volte». Poco, comunque, in confronto al volume totale di rifiuti che vengono trattati all'inceneritore e che in questo periodo è calato in modo significativo: oltre 1’000 tonnellate in meno alla settimana.

Decontaminazione del materiale poco problematica - Non tutto viene però gettato. Ci sono infatti del materiale e delle attrezzature che possono essere riutilizzati. «In questo caso - precisa l’EOC - si segue un processo di ri-approntamento che permette di rendere di nuovo sterile o esente da eventuali germi o batteri, quindi di nuovo utilizzabile, il materiale. Fortunatamente SARS-CoV-2 non è un virus problematico dal punto di vista della decontaminazione del materiale».

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