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CANTONEFisioterapisti in crisi: «Nessun salvagente»

03.04.20 - 06:05
Alcuni operatori sanitari faticano ad arrivare a fine mese. Pur fornendo «servizi essenziali». L'appello
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Fisioterapisti in crisi: «Nessun salvagente»
Alcuni operatori sanitari faticano ad arrivare a fine mese. Pur fornendo «servizi essenziali». L'appello
L'allarme di Physioswiss: lavoro calato del 70-90 per cento. Si fatica ad arrivare a fine mese

LUGANO - Prima di ogni visita E.P., 38 anni e padre di famiglia, è franco con i pazienti. «Vengo a casa vostra da fuori. Potrei portare il virus». Anche solo per uno starnuto telefona e annulla l'appuntamento. «È una situazione delicata e ci muoviamo sul filo del rasoio» spiega.

Il mestiere di E.P. è in crisi come tanti per colpa del Covid-19. Solo che non può chiedere un'indennità. Con l'epidemia i fisioterapisti corrono grossi rischi per la salute, ma anche economici.

In Ticino sono circa 500 gli indipendenti iscritti all'associazione di categoria Physioswiss. Una "seconda linea" sanitaria importante. Ma «la stragrande maggioranza si trovano in grosse difficoltà» avverte l'associazione. Esposti al pericolo di contagio e, al contempo, a quello di non arrivare a fine mese. 

Il motivo è presto detto. Come i tassisti, anche gli operatori sanitari indipendenti non possono chiedere l'indennità da lavoro ridotto. La categoria non rientra tra quelle bloccate dalle ordinanze anti-coronavirus emanate da Bellinzona e Berna. «I nostri soci si occupano spesso di malati gravi, con patologie degenerative o che hanno subito infortuni» spiega Pia Gianinazzi di Physioswiss. «Senza una riabilitazione costante potrebbero non recuperare mai la propria condizione».

Viste le restrizioni vigenti, però, le visite si svolgono quasi solo a domicilio. Le autorità sanitarie raccomandano di limitarle ai «casi urgenti» ma questi ultimi - fa notare chi lavora sul campo - sono proprio i pazienti a più alto rischio. Pazienti anziani e oncologici. «Le visite in studio sono praticamente azzerate in questo momento» spiega E.P. «Chi ci chiama a casa è perché ha realmente bisogno». 

Il calo del lavoro è stimato tra il 70 e il 90 per cento. Il Ticino è un caso-limite, ma vale per tutta la Svizzera. Physioswiss ha lanciato un appello al Consiglio federale, che ha discusso la questione nella seduta di mercoledì.

«A oggi non abbiamo ancora ricevuto risposte» spiega Gianinazzi. E il danno economico è enorme. «Parliamo di figure professionali importanti ma autonome che - non avendo ricevuto un divieto a operare - sono lasciate senza copertura». L'associazione ha raccomandato ai propri iscritti (ticinesi e non) di «valutare con prudenza» la possibilità di chiedere prestiti aziendali. «Per gli studi più piccoli, che già non navigavano nell'oro, potrebbe diventare un cappio. Si deve prevedere una ripresa del settore molto graduale».

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