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CANTONE«Coronavirus, il Ticino è solo: Berna irresponsabile»

23.03.20 - 18:02
La strigliata da parte dell'Ufficio federale di giustizia fa irritare il sindacalista e parlamentare Giorgio Fonio
Ti-Press
«Coronavirus, il Ticino è solo: Berna irresponsabile»
La strigliata da parte dell'Ufficio federale di giustizia fa irritare il sindacalista e parlamentare Giorgio Fonio
«La Svizzera non è compatta. Il Governo federale ha il dovere morale di supportare il nostro Cantone», tuona il rappresentante dell'OCST.

BELLINZONA - Strani giorni. Paradossali. Pieni di contraddizioni. Si va dalle discusse parole del presidente di Swissmem, Hans Hess, che ha attaccato il Ticino per avere “chiuso tutto”, a una Mesolcina in cui tutto procede come se niente fosse. Fino ad arrivare (ed è notizia di oggi) all'ennesima dimostrazione che Berna non sta capendo gli effetti del nuovo coronavirus sulla salute pubblica, con l'Ufficio federale di giustizia a definire "illegali" le misure prese dal Ticino. E col Ticino che annuncia di non volere cambiare idea. In mattinata il sindacalista OCST e granconsigliere ticinese Giorgio Fonio aveva deciso di scrivere una lettera aperta al consigliere di Stato grigionese Peter Peyer. «Premetto che sono arrabbiatissimo con Berna», tuona. 

Fonio, ricapitoliamo la sua giornata: perché ha scritto al direttore del Dipartimento della sanità grigionese?
«Perché alla Mesolcina, nonostante gli sforzi dei politici della regione, è stato impedito di allinearsi al Ticino. Di chiudere i cantieri. Il Canton Grigioni non ha ancora compreso la gravità della situazione. Evidentemente non solo il Grigioni a questo punto, mi viene da dire». 

Un giovane ticinese che lavora in una ditta di Lucerna è stato mandato a casa dalla sua ditta per un raffreddore, come prevenzione. Ora gli dicono che queste due settimane gliele calcolano come vacanza…    
«Lo vedete? La Svizzera al momento non è compatta. Come si fa a paragonare a giorni di vacanza questo stop? La vacanza è fatta per riposare. In questa situazione non si riposa. La nostra testa è piena di pensieri, preoccupazioni, paura». 

In Ticino, per fortuna, le cose dovrebbero essere diverse…
«Le aziende a cui è stata imposta la chiusura per ragioni sanitarie hanno il diritto di presentare al Cantone la domanda di orario ridotto. In questo modo, potranno ricevere gli aiuti per pagare i salari dei lavoratori». 

Dal Malcantone e dal Mendrisiotto ci arrivano segnalazioni inerenti aziende, la cui produzione è assolutamente non indispensabile al momento, che stanno facendo finta di niente.
«È folle. Si fanno venire a lavorare delle persone piene di timori. Gente che ha famiglia, che ha figli, che ha genitori anziani. Con che spirito questa gente si presenta al lavoro? Ogni abuso sarà sanzionato».

Questi boss "impavidi" temono di perdere troppi soldi?
«Ci sarà anche un “dopo”. E lì si faranno i conti. Ci saranno degli aiuti da parte delle autorità, sicuramente. Adesso la priorità è solo la salute pubblica».     

Cosa pensa delle dichiarazioni di Hans Hess?
«Ritengo che questo momento così particolare stia facendo emergere il meglio e il peggio di ognuno di noi. Su Hess non vale più la pena esprimersi. Mi piace, invece, pensare a un Ticino mai così compatto e unito». 

Ora però tutto questo rischia di sfumare. Berna ha seguito il suggerimento di Hess e ha bacchettato il Ticino. Qual è il suo parere?
«Il Consiglio federale ha la responsabilità morale di seguire l’esempio ticinese, anziché di affossarlo».

Non sappiamo se lo farà. Il Ticino per ora ha manifestato l'intenzione di non fare dietrofront...
«L'atteggiamento di Berna è estremamente irresponsabile. E manca di rispetto al nostro Cantone. È una questione anche di prevenzione. Che prevenzione si sta facendo per il resto degli svizzeri? Praticamente nulla. Berna ci deve seguire».

Tutta la Svizzera lo deve fare.
«Sì. E subito. Quello che sta accadendo a noi, tra poco tempo potrebbe succedere anche agli altri Cantoni. Basta col mettere l'economia al primo posto. Basta. Stanno morendo delle persone. Tante persone. E muoiono da sole. Ma ce ne rendiamo conto? A Berna se ne rendono conto? Non mi pare proprio».

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