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LUGANO«Mi preoccupa recuperare ora le salme alla Moncucco»

22.03.20 - 14:38
Un impresario funebre critica l'assenza di celle frigo alla Clinica-ospedale Covid: «Alla Carità ce ne sono quattro»
Tipress
«Mi preoccupa recuperare ora le salme alla Moncucco»
Un impresario funebre critica l'assenza di celle frigo alla Clinica-ospedale Covid: «Alla Carità ce ne sono quattro»
E aggiunge: «Mi dicono di trattare le salme normalmente. Poi però mi sono imbattuto in due persone coperte come venissero dalla Luna». Il direttore Camponovo: «Lo Stato maggiore di condotta ha pronte delle soluzioni»

LUGANO - Pensando solo ai vivi, e ci sta, ci stiamo dimenticando dei morti. E ci sta un po' meno. «In questa situazione non si può più stare zitti». Inizia così lo sfogo del titolare di un’azienda di onoranze funebri attiva da oltre 40 anni nel Luganese. L’uomo segnala una falla a suo dire importante, potenzialmente pericolosa, nel sistema allestito dalle autorità per l’emergenza coronavirus. Parliamo della Moncucco, convertita in ospedale Covid-19, ma il problema non riguarda il lavoro immenso, generoso, dei medici e degli infermieri impegnati al fronte in quella clinica. A cui va un enorme grazie, esteso anche ai militari e alla Protezione civile.

Senza celle frigorifere - La lacuna starebbe da tempo e non da oggi nella pancia della struttura e concerne il dopo: «Non hanno nemmeno una cella frigorifera - esclama l’impresario -. È così da anni, ma oggi è intollerabile. Se mi chiamano alla Moncucco so già di trovarmi le salme su un tavolo di sasso. Lasciate lì anche per una giornata a temperatura ambiente».

Il confronto con la Carità - In una stanza di una ventina metri quadrati, forse meno, ci sono due tavoli di granito, coperti da un lenzuolo bianco su cui vengono collocati i pazienti defunti: «In una struttura Covid non hanno neanche una cella frigorifera» ripete l'impresario. Alla Carità di Locarno, spiega, accade tutt'altro: «Siamo andati lì a prendere una salma, un Covid-19. I locali sono pulitissimi, idonei alla situazione e ci sono quattro celle frigorifere».

Incontri ravvicinati - Non è una persona impressionabile, il suo mestiere non glielo consentirebbe... Ma ora è diverso: «Mi dicono di trattare le salme normalmente, che anche se è coronavirus non succede niente, va bene. Poi però, alcuni giorni fa mi chiamano per recuperare un defunto alla clinica, non morto di coronavirus». Uscendo dal locale, continua l’impresario, «dopo aver disinfettato tutto con i miei prodotti, ci imbattiamo in due persone che trasportavano un sacco chiuso. Probabilmente un Covid-19, perché erano coperti come se arrivassero dalla Luna...».

La preoccupazione - E quindi va dritto al punto: «A me dicono di entrare tranquillamente! Ma dove lo mettono questo morto che non c’è nemmeno la cella frigo? Su un tavolo? Sono molto preoccupato. Mi reco sul posto a rischio e pericolo mio e dei miei collaboratori. Ed è una preoccupazione condivisa anche da altre aziende del ramo. L’autorità si rende conto? Con due tavoli di granito dove pensano di andare se dovessero aumentare i morti?». Critiche e timori che il direttore della Moncucco, Christian Camponovo commenta così: «Ci sono soluzioni in caso di emergenza che sono già state pensate dallo Stato maggiore cantonale di condotta e sono pronte per essere attuate. Se le onoranze funebri non riusciranno a gestire la situazione».

La guerra di ieri -Tra le note positive, una sola, e riguarda lo spettacolo abbastanza avvilente di quelle onoranze funebri che fino all'altroieri si facevano una guerra senza esclusione di colpi per accaparrarsi più funerali possibili. Sul tema si ricorda anche un’interrogazione (ormai morta e sepolta anche quella, senza una risposta governativa) presentata dall’allora deputata Sara Beretta Piccoli. Il virus sembra aver sospeso questa concorrenza sleale: «Basta guardare, sugli annunci mortuari, chi ha eseguito i funerali. Ultimamente mi sembra che lavorino un po’ tutti e meno quelli che lavoravano sempre. In questi momenti ci sono meno "interferenze"» conclude l’impresario di onoranze funebri. Rispettiamo i vivi e i morti.

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