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Cosa succede se un ticinese viene pizzicato nell’Italia “blindata”? Rischia addirittura il carcere

CONFINE / CANTONECosa succede se un ticinese viene pizzicato nell’Italia “blindata”? Rischia addirittura il carcere

13.03.20 - 15:49
«Sono solo due i motivi validi per circolare: quello lavorativo e quello legato alla salute», dice Antonello Ghezzo
Tio.ch/20minuti - D.Giordano
Cosa succede se un ticinese viene pizzicato nell’Italia “blindata”? Rischia addirittura il carcere
«Sono solo due i motivi validi per circolare: quello lavorativo e quello legato alla salute», dice Antonello Ghezzo
Il comandante della polizia di Como spiega che le sanzioni vanno da una multa di 206 euro a tre mesi di carcere, a seconda della gravità della situazione

COMO - Cosa succede concretamente a uno svizzero se viene “pizzicato” in Italia in questi giorni? Se lo stanno chiedendo in molti ticinesi che hanno rapporti, per un motivo o per l’altro, con la vicina penisola “bloccata” a causa del nuovo coronavirus. Il nostro corrispondente Davide Giordano lo ha chiesto ad Antonello Ghezzo, comandante della polizia locale di Como. «Al momento nel territorio italiano – spiega – c’è un divieto di spostamento (eccezion fatta per i residenti che devono recarsi a fare la spesa). Il divieto vale sia per gli svizzeri, sia per gli italiani. L’esigenza lavorativa o l’esigenza di salute sono le uniche due ragioni per cui un ticinese si può recare su suolo italiano».

Ecco le sanzioni – Per tutte le altre situazioni, si rischia grosso. «Ci sarebbe un illecito di rilevanza penale. Le sanzioni partono da una multa fino a 206 euro, ma si può arrivare anche a tre mesi di carcere, a seconda della gravità del caso. Al pari delle forze di polizia dello Stato, abbiamo disposto posti di controllo sui tre turni della giornata».

Ognuno faccia la sua parte – Ai conducenti dei veicoli fermati viene chiesto il motivo per cui ci si sposta. «Attraverso una dichiarazione scritta è possibile attestare la ragione per cui ci si sta spostando. Al di là di quelle che sono le disposizioni deve comunque sempre prevalere il buonsenso. Ognuno di noi deve fare la propria parte».

Servizio sanitario iper sollecitato – Intanto il servizio sanitario della zona di confine è iper sollecitato. Lo testimonia Vincenzo Falanga, segretario della UIL FPL (Unione Italiana del Lavoro, Federazione Poteri Locali) del Lario. «In questo momento siamo in una condizione di emergenza. Abbiamo avuto il blocco delle ferie proprio per aiutare tutte le persone che si stanno recando negli ospedali. Anteponiamo anche dinamiche di natura individuale per entrare in un sistema di emergenza nazionale».

Professionisti, ma anche esseri umani – Falanga applaude tutti coloro che stanno lavorando al fronte. «Non dimentichiamo che dietro a ogni operatore sanitario c’è una persona, che magari ha una famiglia. Di conseguenza ci sono anche delle preoccupazioni individuali. Stiamo facendo il massimo. È quello che tutti i cittadini faranno per uscire al più presto da questa situazione di emergenza».

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