Dopo il fermo del bracconiere le reazioni dell'Ufficio caccia e pesca e della Federazione dei cacciatori: «Danno d'immagine per la categoria».
BIASCA - Nel mirino stavolta c’è finito lui, il bracconiere. Non un bracconiere qualsiasi, ma quasi un professionista della pratica illegale, come dimostra la santabarbara sequestrata sabato dalla polizia in una cascina della Riviera: alcune armi con modifiche sostanziali e munite di silenziatore, munizioni, polvere nera, micce, da un lato, trofei di ungulati e carne di selvaggina dall’altro.
Leoni: «Casi simili uno all'anno» - II dettagli sul fermo del protagonista, un cittadino svizzero domiciliato nella regione, sono ancora coperti da esigenze d’indagine. Ma il capo dell’Ufficio della caccia e della pesca non nasconde che si tratta di un caso estremo. «Infrazioni di questa gravità - afferma Giorgio Leoni - ne capiteranno in media una all’anno e nemmeno tutti gli anni. Le denunce che invece finiscono al Ministero Pubblico sono invece una decina». A caratterizzare i fatti della Riviera è indubbiamente la presenza di armi modificate per sparare attutendo il rumore. Spiccano l’intenzione e la reiterazione di reato quindi: «Queste - dice Leoni - sono persone che cacciano di frodo, senza patente e in un periodo in cui la pratica venatoria è vietata».
La vigilanza costante sul territorio - In genere la parte iniziale di queste inchieste viene condotta dagli agenti dell’Ufficio caccia e pesca, ovvero i guardacaccia, e poi finalizzata con l’intervento della polizia stessa. Ed è la conferma che anche fuori periodo venatorio i boschi sono custoditi: «Gli agenti programmano durante tutto l’anno il loro servizio di lotta al bracconaggio che, a dipendenza del periodo, può essere più o meno intenso e che viene svolto sia di giorno che di notte». Al di là degli selvatici abbattuti, comportamenti del genere danneggiano l’intero ecosistema. «È un periodo delicato per la selvaggina che affronta l’inverno attingendo alle scorte di energia accumulate. Oltre che altamente illegale il bracconaggio ha un impatto negativo su tutti gli animali del bosco».
La Federazione condanna l'accaduto - Stigmatizza tali comportamenti anche il presidente della Federazione cacciatori ticinesi, Fabio Regazzi. Ma il problema, come ha dichiarato ai microfoni di Radio Ticino, «non va generalizzato perché parliamo pur sempre di una minoranza. Le infrazioni gravi, come questa, sono relativamente rare nel canton Ticino. Però è chiaro che come presidente della Fcti questo sono notizie che disturbano molto e fanno anche male. Non da ultimo per il danno d’immagine alla nostra categoria. Come Federazione condanniamo fermamente questi comportamenti e ovviamente ce ne distanziamo» conclude Regazzi, citando il codice etico adottato lo scorso anno.