Belle parole e tante rassicurazioni. Ma alla fine il contratto è stato rescisso «per giustificato motivo oggettivo». E l'azienda è in liquidazione
LUGANO - Nel difficile mondo del lavoro sono sempre di più le storie che hanno del surreale. Si arriva addirittura a venire assunti e licenziati nel giro di due settimane. Oggi l’azienda è florida e le promesse sono allettanti, domani chiude per mancanza di liquidità. Situazioni che, fortunatamente, sono rare, come confermatoci dall'Ocst. Ma che purtroppo accadono. È il caso di C., finito nell'incubo con una società di Lugano.
Prima il sogno - L'uomo risponde a un annuncio di lavoro, una posizione per la quale è qualificato. Cinque giorni dopo si reca al colloquio. Il suo profilo corrisponde ai bisogni dell'azienda. Dopo 48 ore riceve la conferma di assunzione. Un sogno per una persona che cerca stabilità dopo un periodo di attività in proprio.
Dalla firma all’insolvenza - Il 31 ottobre C. si reca presso l’azienda - che si occupa di realizzare coperture per esterni - per definire le basi contrattuali. La data d’inizio viene fissata all’11 novembre. C. si presenta al lavoro e due giorni dopo viene convocato dal titolare. Ci sono delle insolvenze, ma pure dei possibili acquirenti. «Non preoccuparti, si risolverà tutto», gli dice. Il 19 il contratto viene vidimato da entrambe le parti con data retroattiva.
Le rassicurazioni - I giorni seguenti C. nota un via vai di clienti in azienda che cercano il titolare. Quest'ultimo continua a rassicurare i dipendenti, compreso C. e altre due persone assunte nello stesso periodo. Lunedì 25 vengono informati che «due aziende si sono ritirate dalla trattativa», ma che c'è un'altra società interessata a rilevarli. «Potete dormire su tre cuscini», viene detto ai lavoratori.
«Chiudiamo» - L’epilogo arriva il 27 novembre, sedici giorni dopo la data di assunzione. C. viene convocato nell’ufficio del capo che gli comunica di «avere tentato tutto il possibile», ma nessun accordo è stato concluso e l’azienda - «leader nel canton Ticino con 20 anni di attività» - chiude. «Rivolgiti all’Ocst per recuperare i soldi del periodo in cui hai lavorato», gli viene detto.
L’avviso di licenziamento - A inizio dicembre C. riceve a casa una lettera. “Avviso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo”. «La ditta, a causa di forze maggiori, è costretta a cessare la propria attività e quindi recedere nell’immediato dal rapporto di lavoro. Inoltre comunica che è incapace di provvedere al pagamento del salario di novembre 2019 e della tredicesima causa mancanza di liquidità».
«La fanno sempre franca» - A raccontare l’accaduto è la compagna di C. «Voglio condividere quello che è successo alla nostra famiglia. Non deve capitare ad altri e non è possibile subire irregolarità di questo tipo». E se C. non fosse stato disoccupato? Se avesse dato le dimissioni da un altro posto di lavoro in seguito alla promessa di assunzione? «Non posso credere che ci siano persone senza scrupoli che promettono un lavoro e poi la fanno franca con un “giustificato motivo oggettivo”».
L’azienda in liquidazione - Il 20 dicembre sul Foglio ufficiale di commercio (Fusc) è stato pubblicato l’annuncio di liquidazione. La società è stata sciolta mediante decisione dell’assemblea dei soci dell’11 dicembre 2019. Ciò significa che «non è di principio più operativa, ma sussiste unicamente per liquidare il suo patrimonio (pagamento di eventuali debiti, incasso di eventuali crediti, vendita di un eventuale inventario, ecc.)», come precisato dal capoufficio del registro di commercio Andrea Porrini. Questa procedura, le cui operazioni in questo caso sono di competenza del titolare, non conduce di per sé al fallimento. E non è possibile determinarne le tempistiche, in quanto «non ha una durata fissa e varia da caso in caso».
Niente lavoro, niente soldi - Oltre al danno la beffa. Infatti C. si ritrova senza un lavoro e neppure uno stipendio per i giorni in cui ha lavorato. Il problema è che, come previsto dalla Legge federale sull’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e l’indennità per insolvenza (Ladi), «i lavoratori hanno diritto all’indennità per insolvenza se il datore di lavoro è stato dichiarato in fallimento e se a quel momento vantano crediti salariali, oppure il fallimento non viene dichiarato soltanto perché in seguito a manifesto indebitamento nessun creditore è disposto ad anticipare le spese o hanno presentato una domanda di pignoramento per crediti salariali».
Nota: abbiamo tentato di contattare il titolare dell'azienda in liquidazione, senza successo.