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Se la catastrofe è sul confine arriva "Gestisco" e unisce le forze

CANTONESe la catastrofe è sul confine arriva "Gestisco" e unisce le forze

16.01.20 - 07:10
Creato un team transfrontaliero di coordinamento in caso di maxi-emergenze con il coinvolgimento di forze armate, pompieri e ospedali.
Rescue Media/ N. Liver
Era il 2016. Operazione Odescalchi, una simulazione di una catastrofe a Chiasso
Era il 2016. Operazione Odescalchi, una simulazione di una catastrofe a Chiasso
Se la catastrofe è sul confine arriva "Gestisco" e unisce le forze
Creato un team transfrontaliero di coordinamento in caso di maxi-emergenze con il coinvolgimento di forze armate, pompieri e ospedali.

CHIASSO - Immaginatevi una catastrofe naturale al confine tra Italia e Svizzera oppure un incendio di vaste proporzioni che interessa i territori dei due paesi. Oppure ancora un’emergenza sanitaria a seguito di un incidente nella galleria di confine a Monte Olimpino con molte persone coinvolte. Come coordinare i soccorsi e le forze di protezione civile di Italia e Confederazione?

Come intervenire nel minor tempo possibile per ripristinare la situazione e mettere in salvo le popolazioni dei due lati della frontiera? È nata così l’idea del programma di cooperazione Interreg V denominato "Gestisco" finanziato dall’Unione Europea, dallo Stato italiano, dalla Confederazione, dal Cantone Ticino e da altri partner tra cui la SUPSI con quasi due milioni di franchi. Tre anni di progetto, corsi di formazione e acquisto di alcuni materiali con l’obiettivo di formare un vero e proprio team transfrontaliero di coordinamento e risposta in caso di maxi-emergenze con il coinvolgimento di forze armate, vigili del fuoco, comuni, ospedali.

«L’obiettivo generale - racconta a tio.ch/20 minuti Alberto Bruno Funzionario di Protezione civile di Regione Lombardia e collaboratore del Progetto "Gestisco Interreg" - è quello creare delle relazioni tra i due sistemi di protezione civile perché hanno differenti modalità operative: quello italiano è un sistema composito in cui il volontariato ha un peso altissimo mentre il sistema svizzero si mutua dalla difesa civile in cui chi non è abile a fare il servizio militare è abile per legge a difendere la popolazione. Ma "Gestisco" ha anche come obiettivo quello di consolidare buone prassi di mutuo soccorso attraverso atti amministrativi ma anche facendo incontrare gli operatori in modo che si conoscano personalmente».

E proprio ieri un gruppo di 15 operatori ticinesi di polizia cantonale, pompieri, federazione delle ambulanze e sezione militare della protezione della popolazione ha fatto visita alle Centrali Operative della questura di Varese, del Numero Unico di Emergenza 112 e dei Comandi Provinciale di Vigili del Fuoco e Carabinieri nell’ambito di una serie di incontri incrociati cominciati a luglio dello scorso anno alla Cecal, la Centrale comune d’allarme di Bellinzona da parte degli operatori italiani e che si svilupperà attraverso altre tappe previste nei prossimi mesi a Lugano, Como e alla sala operativa di Regione Lombardia. «Il progetto Gestisco è concepito nell’ottica di non lavorare ciascuno nel proprio orto ma in maniera coordinata ed è figlio della grande esercitazione congiunta Odescalchi che venne fatta nel 2016 tra Lombardia e Canton Ticino in cui emersero alcune lacune come, banalmente, il linguaggio tecnico utilizzato. Se per gli italiani un allarme di tipo B non è altro che un evento sovracomunale per noi invece è un’emergenza di tipo batteriologico», spiega Federico Chiesa del Dipartimento delle Istituzioni Sezione del Militare e della Protezione della Popolazione e capofila del progetto Gestisco per la parte svizzera. Che aggiunge: «In caso di evento i flussi di comunicazione devono essere chiari e bisogna sapere dove fare una postazione di comando, chi chiamare, stabilire chi sono gli ufficiali di collegamento».

Uno scenario apocalittico nella zona di confine

Rescue Media/ N. Liver

Era il 21 luglio del 2016. Nei pressi della stazione di Chiasso un treno deraglia. Fuoriescono dei liquidi inquinanti e tossici. E poi ci sono anche auto finite sotto un convoglio. Diversi feriti. Gente da salvare. Insomma uno scenario apocalittico. Per fortuna era tutto finto. Non si trattava di un set cinematografico, bensì dell’Operazione Odescalchi. Una simulazione durata tre giorni che ha coinvolto la zona di confine tra Mendrisiotto e Comasco, con epicentro a Chiasso. Si trattò della più grande esercitazione transfrontaliera, dove intervennero perfino gli eserciti della Svizzera e dell'Italia. Fu una prima assoluta. L’obiettivo? Simulare l’intesa tra autorità elvetiche e italiane, non solo civili, ma anche militari. Centinaia di operatori sul posto provenienti sia dall’Italia che dalla Svizzera. Ognuno con le proprie uniformi, ma uniti dallo stesso linguaggio. In caso di emergenza è fondamentale conoscere le persone, i partner di riferimento, come muoversi  prima, durante e dopo l'allarme.

S.F.

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