Sono oltre dodicimila i minorenni figli di genitori separati. Ne abbiamo parlato con la piscologa psicoterapeuta Angela Nardella
LUGANO - In tutta la Svizzera i divorzi sono in aumento. E spesso ci sono di mezzo dei bambini, che devono trovare il modo di affrontare la separazione dei genitori (sono oltre dodicimila minorenni figli di genitori divorziati). Ma per loro cosa significa la separazione dei genitori? E quali sono le conseguenze? Ne abbiamo parlato con Angela Nardella, psicologa psicoterapeuta sistemico-relazionale presso la Clinica Psiche di Lugano.
Bambini e adolescenti come reagiscono al divorzio dei genitori?
«In preadolescenza i figli sono più sensibili, non comprendono le dinamiche degli adulti. Per un bambino la separazione dei genitori viene vissuta come un lutto. Vanno aiutati a elaborare la nuova situazione. Dentro di loro può esserci una rottura, ma hanno anche la possibilità di ripristinare l’equilibrio. Dipende molto da come avviene la separazione».
La difficoltà nell’elaborazione della situazione come si può manifestare?
«Se il rapporto tra i genitori è molto conflittuale, se si fanno la “guerra”, il bambino può presentare sintomi non tanto psichici quanto somatici. Ma che ovviamente sono legati proprio al conflitto psichico che sta vivendo. Il bambino non ha strumenti di astrazione tali da sviluppare una logica per delineare bene la situazione. Può soffrire di disturbi del sonno o dell’apparato digerente, oppure di mal di testa, per citarne alcuni».
I figli possono trarre degli insegnamenti da un divorzio?
«Sì, sicuramente. Perché sono dei bambini che affrontano prima un lutto con cui altri non sono confrontati se hanno genitori uniti che vivono serenamente. Corpo e mente si preparano a un problema e a risolverlo “precocemente”. Ma ci vuole un adeguato sostegno, anche professionale. E loro devono poter essere sicuri che i genitori esisteranno sempre. Si tratta del discorso della genitorialità, che è diverso da quello della coppia. La questione è diversa se nella separazione si perde uno dei due genitori o si arriva all’alienazione parentale, in cui un genitore esercita una pressione psicologica affinché l’altro venga visto come un nemico. In questo caso si prepara il figlio a possibili futuri disturbi».
I figli di genitori divorziati smettono di credere nell’unione matrimoniale o in relazioni stabili?
«Dipende da quello che si trasmette al bambino. Potrà continuare a credere nell’esistenza di relazioni stabili, se gli si insegna che oltre al rapporto conflittuale tra genitori, c’è comunque la relazione tra genitore e figlio. Se il bambino viene invece coinvolto nel conflitto, allora ci sono le basi perché smetta di credere nelle relazioni di coppia».
Il divorzio andrebbe evitato per il bene dei figli?
«Assolutamente no. Tanto volte va fatto per il bene dei figli. Se una coppia vive male la propria relazione, lo fa sentire al figlio attraverso una continua comunicazione verbale. A volte si può scegliere la serena convivenza, che non faccia pesare la situazione ai figli. Ma la distanza emotiva non deve inficiare né la parte affettiva della coppia né il rapporto genitoriale».
C’è un consiglio che potrebbe dare ai genitori che intendono divorziare?
«Consiglio sempre di lasciare i figli fuori dal conflitto. E di affrontare un percorso individuale per comprendere la nascita e la fine della relazione. Nel caso di affrontare un percorso genitoriale per capire come gestire la separazione. Quindi affidarsi a un professionista che sia in grado di mostrare loro la relazione dall’esterno».