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LUGANO«Il frate ha agito in maniera ignobile»

18.12.19 - 11:37
La procuratrice chiede una detenzione di tre anni e sei mesi nei confronti del 44enne a processo per aver abusato di una donna disabile
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«Il frate ha agito in maniera ignobile»
La procuratrice chiede una detenzione di tre anni e sei mesi nei confronti del 44enne a processo per aver abusato di una donna disabile

LUGANO - «Anche in aula ha cercato di convincerci che il suo era un agire cristiano: è ignobile!» Così la procuratrice Valentina Tuoni, che ha chiesto una pena detentiva di tre anni e sei mesi (oltre a sette anni di espulsione dalla Svizzera) nei confronti del frate a processo alle Criminali per aver abusato di una donna con turbe psichiche.

L’imputato, un 44enne di origini asiatiche giunto in Ticino alcuni anni fa, avrebbe toccato la vittima sul seno nudo e nelle parti intime, anche penetrandola con un dito. E le avrebbe quindi fatto credere che si trattasse di una benedizione. «Ma non è affatto una benedizione. E anche solo pensare di farlo credere è un’omissione di assumersi le proprie responsabilità» ha detto la procuratrice.

Per l’accusa si tratta di fatti «gravissimi», in quanto l’imputato «ha agito nella sua funzione di frate nei confronti di una fedele, sfruttando un rapporto di fiducia privilegiato».

Nel corso della mattinata, in aula, il 44enne aveva spiegato al giudice Amos Pagnamenta di aver agito su indicazione della donna, che gli avrebbe chiesto un esorcismo. E ha ritrattato versioni fornite durante l’inchiesta, negando inoltre la penetrazione.

L’avvocato Maria Galliani, rappresentante legale della vittima, ha avanzato una richiesta di risarcimento per torto morale di cinquemila franchi. «È un uomo che ha voluto toccare il seno e le parti intime di una donna in difficoltà nascondendosi dietro a un saio».

La difesa: «Era sotto pressione» - «Ha sbagliato, ma si tratta di valutare il comportamento dell’imputato nell’ambito di quella che è stata la sua comprensione della situazione». È quanto ha affermato l’avvocato difensore Stefano Pizzola, chiedendone il proscioglimento da tutti i reati. La devozione del frate ad aiutare gli altri lo avrebbe «cacciato nei guai».

La vittima si recava «con insistenza» in convento, cercando un rimedio alle sue sofferenze. «L’imputato ha agito nell’intento di portare aiuto, senza malizia: è stato spinto a “benedire” le parti intime della donna perché riteneva di potere così allontanare gli incubi che la affliggevano».

Le scuse dell’imputato - Il dibattimento si è concluso con le parole dell’imputato: «Non avevo nessuna intenzione sessuale, chiedo scusa».

Il giudice Amos Pagnamenta comunicherà la sentenza, a porte chiuse, oggi alle 16.

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