È polemica attorno alle origini del lievitato natalizio per eccellenza. Dall'Italia si punta il dito contro gli organizzatori della Coppa del Mondo del Panettone, che però non ci stanno
LUGANO - La Coppa del Mondo del Panettone ha avuto luogo qualche settimana fa, ma il celebre dolce continua a suscitare interesse. Non solo per l'incombenza del Natale, ma perché c'è qualcuno che ne reclama i diritti.
Alcuni pasticceri italiani hanno di recente rivendicato l’italianità del prodotto, accusando una prevaricazione degli stranieri sul mercato e muovendo anche critiche dirette alla Coppa del Mondo del Panettone che si è svolta a Lugano. Critiche che non sono piaciute agli organizzatori, «stupiti del fatto che le persone che muovono queste accuse sono le stesse che un paio di settimane prima hanno organizzato a loro volta un altro concorso internazionale sempre sullo stesso prodotto».
Gli stessi organizzatori del concorso, in una nota stampa, non vogliono mettere in discussione la «contraddizione» di chi prima organizza un concorso internazionale sul panettone e poi ci ripensa, si pente e punta il dito contro chi realizza il prodotto all’estero. E nemmeno vogliono entrare nel merito di «provocazioni e rancori».
Un appunto però ci tengono a farlo: «Il panettone è un prodotto di indiscusse origini milanesi, che nel tempo è riuscito a valicare i confini d’origine per affermarsi come dolce diffuso, apprezzato e realizzato in tutta Italia e non solo, anche all’estero». L'obiettivo della manifestazione luganese era infatti proprio quello di valorizzare e promuovere il prodotto «attraverso un confronto aperto».
I panettieri ticinesi trovano quindi «poco pertinente» la richiesta di assegnazione per il panettone di una Denominazione di origine protetta (DOP) italiana, ammesso che sia possibile, e non piuttosto di una DOP milanese. «Se si vuole marchiare il panettone con la dicitura "made in" - sottolineano - allora forse ha senso riportarlo alla sua vera culla d’origine, la terra meneghina. Se invece si vuole ammettere che un contesto sempre più oggetto di contaminazioni possa portare ad un arricchimento anche in ambito gastronomico, allora sdoganiamolo pure. Ma poi non ripensiamoci su».