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LOCARNOCade e si frattura appena sbarcato: «Chiedo 18mila franchi a Lufthansa»

08.11.19 - 13:08
Un viaggio da sogno si trasforma in un incubo. Un 66enne di Ascona racconta la sua odissea argentina e l’incidente capitato all’interno del manicotto di sbarco. Il caso finisce in Pretura
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Cade e si frattura appena sbarcato: «Chiedo 18mila franchi a Lufthansa»
Un viaggio da sogno si trasforma in un incubo. Un 66enne di Ascona racconta la sua odissea argentina e l’incidente capitato all’interno del manicotto di sbarco. Il caso finisce in Pretura

LOCARNO - Il programma era di fare una crociera da Buenos Aires a Rio de Janeiro. Ma il sogno si tramuta in incubo, anzi s’incaglia sul nascere, appena atterrato nella capitale argentina proveniente da Francoforte. Era il 22 gennaio 2018, quando Giuliano Mantegazzi, infermiere privato di cura, residente ad Ascona, inciampa rovinosamente all’interno del manicotto di sbarco che unisce l’aereo della Lufthansa al terminal dell’aeroporto. «Dopo aver percorso appena cinque metri - racconta a Tio/20Minuti - sono inciampato in uno dei tappetini di plastica che congiungono le sezioni del tunnel». L’uomo impatta contro una lista di raccordo in alluminio e si frattura il femore.

La richiesta di risarcimento - È l’inizio di un’odissea riabilitativa, ma anche di una battaglia giudiziaria. L’infermiere imputa l’accaduto alla compagnia aerea tedesca, che è stata convocata per il prossimo 12 dicembre in Pretura a Locarno per un tentativo di conciliazione: il passeggero chiede infatti 18’584 franchi quale risarcimento per le spese mediche e relativi danni cagionati dall’incidente.

«Ci saremmo divertiti» - Il tappetino era mal posizionato, afferma l’uomo, sostenuto in ciò dalla testimonianza di chi l’accompagnava: «Era in pratica la mia prima vacanza da 25 anni. L’idea del viaggio era arrivata da una mia amica abituata a fare crociere. Sei simpatico e si ride assieme, mi disse. Le ultime parole famose...». 

Il no di Lufthansa - Il caso sbarca davanti a un giudice perché Lufthansa ha opposto rifiuto alle pretese: «Dicono che non ho prove. Ma le mie amiche hanno assistito al fatto. E poi c’era lo staff dell’aereo e una loro manager. Il dolore era atroce, una cosa mai vissuta. Chi pensa in quei momenti a fare delle fotografie?».

Un pezzo da Mezzovico - Anche ciò che accade dopo l'incidente merita di essere raccontato: «In un primo momento mi hanno ricoverato in un ospedale di Buenos Aires, dove erano molto gentili, ma mancavano solo i topi. Poi però, grazie all’intervento di mia sorella e dell’ambasciata, sono stato trasferito nell’ospedale italiano della stessa città. In tutta sincerità posso dire che se dovevo rompermi il femore è bene che sia accaduto là. Ho trovato una struttura tecnologicamente più avanzata delle nostre». Un po’ di Ticino, per gli strani giri della globalizzazione, è comunque finito nella gamba del 66enne: «Mi hanno inserito nel femore un tubo in titanio realizzato a Mezzovico. L’operazione è durata 40 minuti e non c’è traccia». O quasi.

Gli strascichi - L’intervento chirurgico e le cure sono costate mezzo milione di pesos (circa 25mila franchi). «Ma quelli che chiedo sono i danni morali. Anche per un leggero handicap della gamba fratturata che ora è di poco più lunga, per cui non ho più l’abilità di prima. Non chiedo chissà cosa». L’avvocato della vittima conta su un precedente: per un caso simile Alitalia sarebbe stata condannata a risarcire.

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