C'è chi lascia l'Argentina, magari per inseguire un sogno, e si ritrova a calcare i campi di periferia. Ma guai a parlare di procuratori delle leghe minori
GIUBIASCO - C’è chi paga a partita, chi paga a gol e chi paga mensilmente. C’è chi nella busta riceve qualche franco e chi arriva a guadagnare fino a 2’000 franchi al mese. Cifre che un tempo sarebbero state impensabili nel calcio regionale, oggi sono più che possibili.
Sponsor “ambiziosi”, presidenti facoltosi e mecenati nostrani non si tirano indietro quando c’è da dare una mano alla squadra di paese di turno. Anche ricorrendo all’ingaggio di giocatori che con il paese, ma nemmeno con la regione, hanno qualcosa a che fare. Argentini, ad esempio.
Dall’Argentina al Ticino - Ma com’è possibile? A spiegarci il meccanismo che li ha portati in Ticino è proprio il presidente di un club, che conosce bene la situazione, ma che per ragioni di privacy preferisce non essere citato: «Vengono prelevati, nel caso del procuratore con cui siamo in contatto, nella regione di Cordoba e portati in Italia. Lì fanno un provino. Se non sfondano li trasferiscono in Svizzera e li offrono alle squadre ticinesi». A dipendenza della loro bravura calcistica vengono poi proposti alle squadre delle diverse categorie.
Nessuna tutela - Persone alle quali vengono promessi mari e monti, ma che poi finiscono con l'essere sballottate di qua e di là. «Lasciano la famiglia (e spesso un lavoro) e si ritrovano a giocare nei campetti del nostro cantone. Poi è vero - ammette il nostro interlocutore - che con i rimborsi spesa che ricevono da noi, nel loro Paese magari riescono a mantenere la famiglia. Ma per loro non c’è nessuna tutela».
«Non sono un procuratore» - Il regista dell'operazione che ha portato quattro argentini a Solduno però non ci sta a passare per un procuratore: «Ci metto tempo e denaro di tasca mia, altro che procuratore. Aiuto questi ragazzi, curo solo i loro interessi, ma non ci guadagno niente». Nel caso di Solduno, si tratterebbe di giovani che si trovavano in Ticino in vacanza. «Conoscendo tanta gente ho dato loro la possibilità di giocare», precisa, aggiungendo che tutti quanti hanno i documenti in regola.
Futuro incerto - Il 17 novembre, terminato il girone d’andata, il visto turistico di tre mesi scadrà e le sorti di molti di questi calciatori saranno quanto mai incerte. Chi ha parenti in Italia, in poco tempo, può ottenere un passaporto. Andare a vivere al di là del confine e continuare a venire in Svizzera a giocare. Gli altri, chissà.