La Los Angeles Chamber Orchestra ha appena presentato il suo nuovo brand, ma l’idea sembra una scopiazzatura di quello del Lac. Cosa ne pensate? Il parere del grafico Orio Galli
LUGANO/LOS ANGELES - Solo una settimana per percorrere 9’600 km. È la velocità che ha impiegato il nuovo logo della Los Angeles Chamber Orchestra per coprire la distanza che separa la California da Lugano, dove qualcuno ha sgranato gli occhi. In effetti il rinnovato brand losangelino è maledettamente simile a qualcosa che conosciamo bene: il marchio, la firma del Lac. Tra l’idea concretizzata cinque anni fa per il centro culturale Lugano Arte e Cultura (ma il concorso internazionale vinto dalla CCRZ di Balerna risale addirittuta al 2010) e quella partorita ad inizio ottobre dall’altra parte del mondo le affinità sono molte. Tanto da muovere sospetti sulla piena originalità del progetto realizzato dall’agenzia Brandpie il cui motto è “smart thinking. Big ideas. Brillant execution”. Si vede.
Il parere del "galligrafo" - Qualcuno ha copiato? Chiediamo al grafico ed artista Orio Galli, cinquant’anni d’esperienza che, tra l’altro, finiranno in mostra dal prossimo 19 ottobre presso il suo studio-galleria-archivio in via Martelli a Caslano (nei weekend, il pomeriggio): «La somiglianza mi fa abbastanza sobbalzare - ammette Galli -. Certo può capitare di arrivare ad un’idea molto simile a una esistente, senza averla vista. Il caso in questione mi sembra molto intrigante, anche se il logo californiano quasi quasi mi convince di più perché hanno anche inserito il rigo musicale in questo gioco».
Un caso simile in Ticino - L’esperienza di Galli può venire in soccorso: «Ricordo un concorso di una ventina di anni fa per il simbolo dell’artigianato ticinese. Alla fine ci fu un inghippo perché si scoprì che era un plagio plateale di un marchio esistente in un paese nordeuropeo… Interpellammo il professor Mario Pedrazzini, che era un esperto in diritto d’autore. La conclusione fu che pur essendo un marchio per un prodotto simile (si trattava di artigianato) il fatto che provenisse dall’estero ne avrebbe sdoganato l’uso».
«Escluderei una causa» - I tempi sono cambiati, ma forse le regole no. Comunque per Galli ci sarebbero poche chanche di spuntarla in tribunale: «Escluderei al 90 per cento che si possa fare una causa. Anche perché è una materia sulla quale si può cavillare. Ma l’esempio è molto intrigante e la similitudine è incredibile. Appare esattamente la stessa cosa come sono state legate le lettere». Lo storico grafico si toglie però anche un sassolino dalla scarpa: «A me, devo dire, il simbolo del Lac di Lugano non ha mai convinto tanto. Ma il problema sta nel manico: è già il nome stesso che è sbagliato. Andava fatto un concorso d’idee per il nome… All’epoca sono stato anche interpellato e proposi “Palart”, per il richiamo al vecchio Palace».
L'idea nuova? Quasi impossibile - Tornando al caso presente, Galli sottolinea che «oggi è già stato fatto tutto. Esiste già tutto e tirar fuori un’idea nuova è quasi impossibile. Soprattutto nel campo dei simboli e della semplificazione».