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CANTONE«Stavolta ti pago anche in bottiglie». Tensione tra vigna e azienda vinicola

28.09.19 - 08:00
Aumentano le cantine che pagano le uve con un buono da spendere in enoteca. «Attenzione però a non esagerare, potrebbe essere un boomerang» dice il direttore di Ticinowine
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«Stavolta ti pago anche in bottiglie». Tensione tra vigna e azienda vinicola
Aumentano le cantine che pagano le uve con un buono da spendere in enoteca. «Attenzione però a non esagerare, potrebbe essere un boomerang» dice il direttore di Ticinowine

LUGANO - Iniziano a ribollire le uve nei tini, ma anche qualche animo sale di gradazione. L’elevato quantitativo sui filari e le oggettive difficoltà di smercio del prodotto ultimo, il vino, stanno rimescolando i rapporti tra aziende produttrici e viticoltori. Uno di essi ha contattato Tio/20Minuti per segnalare una novità che gli ha lasciato l’amaro in bocca: circa un mese fa un’importante cantina ticinese l’ha informato per lettera che da questa vendemmia non avrebbe più pagato interamente il raccolto in contanti. Ma saldato 15% della cifra stabilita con un buono da spendere presso l’enoteca dello stessa azienda.

«Sono astemio» - Per il vignaiolo che consegna uve per circa 20mila franchi, vorrebbe dire comprare vino per 3’000… «Sono pure astemio - fa notare -. Ma soprattutto ci sono cantine che effettuano dei metodi di pagamento alternativi, però te lo fanno almeno sapere per tempo (ad inizio anno), di modo che uno possa scegliere a chi consegnare l’uva...». Dall’altro capo del telefono l’azienda che gli ritira l’uva ribatte che «il 15% potrebbe diminuire, è una quota indicativa perché negli scorsi mesi dai nostri conferitori d'uva ci è stato annunciato un importante quantitativo... alla fine dipenderà dall’uva complessiva ritirata - chiarisce l’azienda produttrice -. Non si dimentichi che l’uva merlot viene pagata un prezzo elevato e viticoltori stessi dovrebbero impegnarsi per favorire e promuovere lo smercio del vino».

Non è la sola azienda - Non è un unicum e altre aziende stanno intensificando pratiche simili, afferma Andrea Conconi, direttore di Ticinowine, l’interprofessione impegnata nella promozione della viticoltura ticinese. La sua è una voce equidistante tra chi coltiva l’uva e chi la vinifica. «Ci troviamo - è la premessa - in una situazione di mercato in cui ci si rende conto che si produce di più di quello che si riesce a vendere». Sulla tempistica c’è però da ridire: «A me rincresce che si arrivi a ridosso della vendemmia ad annunciare questi cambiamenti. Purtroppo però, va anche detto, ci sono viticoltori che producono le uve e non comprano una bottiglia di merlot per tutto l’anno. E non vale dirsi astemi perché una cena con amici la organizzano tutti».

Il brutto del buono - Una quota di pagamento in bottiglie dunque ci può stare, ma con dei limiti, ad esempio la Cantina sociale di Mendrisio retribuisce così i piccoli, ma con un 3% di vino e per un quantitativo massimo di uva consegnata (che può corrispondere alla fine a qualche cartone di merlot). Il rischio aumentando la soglia è che il viticoltore rivenda poi, ad esempio ai ristoratori, il vino ricevuto ma ad prezzo più basso di quello praticato dalla cantina: per quest'ultima sarebbe un boomerang. Inoltre, conclude a mo' di paradosso il direttore di Ticinowine: «Non si può rendere alcolizzato chi consegna 100 quintali d’uva. Il nostro scopo è far bere un moderazione e non spingere al consumo eccessivo».

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