32 pellicole, e 13 anteprime svizzere, fra i cittadini Iride e Corso. Il presidente: «Non vogliamo essere un festival usa e getta»
LUGANO - «Ambiente», «Confini», «Potere» e «Diritti» questi sono solo quattro degli slogan monoparola della campagna promozionale del Film festival diritti umani di Lugano (Ffdul), giunto alla sua sesta edizione e che si è presentato oggi. Tematiche forti e mai come oggi sentite e attuali: in un presente in perenne emergenza fra ecologia, migrazione, estremismi e totalitarismi.
«Per noi questa nona edizione sancisce un momento di crescita, per quanto riguarda l'offerta e la qualità», conferma il presidente Roberto Pomari, «Come festival rincorriamo l'attualità, in uno scenario mediatico diverso che forse approfondisce un po' meno e si focalizza piuttosto sui fatti e sul presente in divenire. La nostra volontà è quella di fornire dei temi, degli spunti che poi possano portare a una riflessione. Non vogliamo essere un festival “usa e getta”, per questo per noi resta importante anche il momento di discussione, con relatori di qualità».
«Un risultato che è stata possibile anche grazie all'apporto di chi ci ha voluto dare una mano con del lavoro volontario che ci ha consentito di restare nelle cifre nere e oggi – è importante ricordarlo - non è una cosa facile. Per questo facciamo appello alle realtà che già ci sostengono, dai privati fino alle istituzioni, che continuino a farlo, ringraziandole per il loro apporto che è davvero fondamentale».
A Pomari fa eco anche il direttore artistico del Festival, Antonio Prata: «Condivido l'appello di Roberto un po', bisogna dirlo, il peso del coté economico si fa sentire. Ma mi ritengo ottimista, e la preoccupazione non rovina l'emozione che provo, come ogni anno, a introdurre questa sesta edizione del Festival».
Dal 9 al 13 ottobre in cartellone ai consueti cinema Corso e Iride, ci saranno 32 pellicole dai più importanti festival internazionali: «13 sono anteprime Svizzere e tutte sono sottotitolate in italiano e in un'altra lingua».
Una selezione che è stata difficile ma non perché mancassero i film, anzi: «Il cinema non si smentisce mai», continua Prata, «è sempre al passo con i tempi, sul pezzo. Delle diverse pellicole che ci sono state proposte abbiamo dovuto piuttosto rinunciare ad alcune che ci sarebbe piaciuto proporre».
Uno degli argomenti principali di questa edizione – e non potrebbe essere altrimenti - è sicuramente l'ambiente: «Forse lo scopriamo troppo tardi, e forse ce l'avevano già detto. Resta un tema molto importante per i giovani che lo hanno tradotto in un bellissimo movimento spontaneo e da sempre, loro sono uno dei pubblici a cui ci riferiamo».
Fra gli ospiti di spessore il regista Lech Kowalski (“On va tout péter”, già a Cannes, che racconta di scioperi francesi e gilets jaunes), «Uno dei più grandi documentaristi contemporanei», afferma Prada, «ha un'attitudine una forza quasi punk e crede profondamente nel suo messaggio e nelle persone che ritrae».
Da citare anche l'assegnazione del premio del Festival al regista Hassan Fazili: «Ha raccontato la sua fuga dall'Afghanistan, dopo un film scomodo ai talebani, con i figli e la moglie nel suo “Midnight traveler” ricevendo numerosi premi. Attualmente si trova in un centro d'accoglienza in Germania, «riuscire ad averlo qui e a consegnargli il premio di persona sarà però una sfida e una cosa davvero bella».
Ad affiancare i film anche l'esposizione fotografica “Landless” di Davide Vignati (al Centro Pastorale San Giuseppe dal 1 al 20 ottobre), una raccolta di scatti che documentano volti e vite di una carriera da fotoreporter in zone di conflitto e crisi umanitarie.
Nel weekend, è confermato l'appuntamento con la musica sia venerdì 11 ottobre con il duo maliano-svizzero Kala Jula (Teatro Foce) e sabato 12 con la band italo-etiope Atse Tewdoros Project (Studio Foce).
Prevendite per film e concerti su biglietteria.ch.
Maggiori informazioni: www.festivaldirittiumani.ch