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Il ruggito di una leonessa sul palco del Palacongressi

LUGANOIl ruggito di una leonessa sul palco del Palacongressi

25.09.19 - 08:47
Pubblico in piedi per Loredana Bertè. Canzoni e frammenti di vita: dal «discografico cretino» alle litigate in Svezia, fino al ricordo di Mimì
tio/20minuti - S.F.
Il ruggito di una leonessa sul palco del Palacongressi
Pubblico in piedi per Loredana Bertè. Canzoni e frammenti di vita: dal «discografico cretino» alle litigate in Svezia, fino al ricordo di Mimì

LUGANO – Ha fatto ballare il pubblico. Lo ha fatto cantare. Lo ha divertito ed emozionato. Due ore di concerto in cui Loredana Bertè non si è risparmiata ieri sera in un Palazzo dei Congressi non proprio pienissimo. Tornata in ottima forma grazie a un successo ritrovato che l’ha riproiettata nei primi posti delle classifiche, la Bertè ha ripercorso una parte del suo lungo viaggio artistico, tra passato e presente.

È partita con “Maledetto lunapark”, uno dei brani migliori del suo ultimo album Libertè, per proseguire con un pezzo da novanta come “Il mare d’inverno”, con il quale si è presa la prima standing ovation della serata.

Tanta Bertè degli ultimi anni, quella di "Babilonia", di "Una donna come me", di "Notti senza luna", di "Io ballo da sola", mentre alle spalle scorrono i videoclip con Asia Argento. «A proposito io sto con Asia» ha subito puntualizzato Loredana, facendoci ricordare la nota vicenda delle molestie sessuali subite dall’attrice.

Non poteva non esserci la sanremese "Cosa ti aspetti da me". «Ho avuto tre standing ovation a Sanremo, e tifo da stadio all’ultima serata, una cosa del genere non era mai successo al Festival». E puntuale è arrivata la seconda standing ovation anche da parte del pubblico luganese.

Frammenti di vita, non solo di musica. «Sono stata sei anni in Svezia e dopo una litigata con la mamma del mio ex  mi sono messa a scrivere» ha raccontato prima di intonare "Mi manchi". E poi quella volta quando «quel discografico cretino» le stroncò la carriera in Brasile parlando dell’album Carioca, un disco stupendo che Loredana doveva cantare tutto in brasiliano, e di cui ha proposto "Esquinas", in un medley insieme a "Pelata" e "Jazz".

Qualche piccola perla, non tutte famosissime, come ad esempio "Milano in macchina una sera che piove", "Mi manchi", e "Luna" dedicata a Mia Martini. «Ho pianto tanto per la morte di Mimì. È una ferita sempre aperta. Con lei se n’è andata una parte di me» ha dichiarato la cantante, presentando poi sul palco la sua corista di una vista, Aida Cooper, che per l’occasione ha riproposto "Quante volte", struggente brano della Martini dei primi anni ottanta.

Pezzi di follia targata Bertè, quando con "Dedicato" arriva a baciare i suoi due chitarristi, mentre il pubblico esulta con lei. Ed è subito standing ovation. La terza. Pubblico che ormai è in piedi e canta con lei per il gran finale con i classici del suo repertorio “Non sono una signora”, “Bellissima”, “Per i tuoi occhi”, “In alto mare”. 

Saluta Lugano. Saluta il pubblico. I componenti della band. Eppure sembra non voler andar via dal palco, che quello è il suo habitat. Una leonessa indomita, che a 69 anni mostra due gambe perfette e una storia fatta di successi e sofferenze, e con la voglia di restare indiscussa regina nella giungla dello spettacolo.

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