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CANTONEGirardi fa istanza alla Corte d'appello: «Nel mio iPhone 5 c'è la prova »

17.09.19 - 07:15
Il direttore del Lumino’s chiede la revisione del processo e fa leva sulla donazione alla Lega, negata da Bignasca: «Se ho dato 50mila franchi, che motivo avevo di far coazione sul loro ministro?»
Girardi fa istanza alla Corte d'appello: «Nel mio iPhone 5 c'è la prova »
Il direttore del Lumino’s chiede la revisione del processo e fa leva sulla donazione alla Lega, negata da Bignasca: «Se ho dato 50mila franchi, che motivo avevo di far coazione sul loro ministro?»

LUGANO - «La donazione di 50mila franchi al deputato Attilio Bignasca è prova del buon rapporto tra il sottoscritto e le massime cariche della Lega dei Ticinesi, quindi in contraddizione coi fatti per cui sono stato condannato». Chiede la revisione del suo processo Luigi Girardi e lo fa indicando quella che dovrebbe essere la “scatola nera” di ciò che è accaduto: un iPhone 5 su cui il cittadino italiano, ex direttore del locale a luci rosse Lumino’s, era solito documentare i colloqui con le persone che incontrava. Uno smartphone che figura tra il materiale sequestrato dalla polizia cantonale nell’ambito dell’inchiesta che si è conclusa nel giugno 2014 con il processo e la condanna di Girardi a 21 mesi. La pena, confermata nel settembre 2016 dal Tribunale federale, venne inflitta per tentata violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari. Nello specifico, secondo il giudice, il patron del Lumino’s aveva fatto pressioni per ottenere la licenza edilizia del locale erotico sul defunto consigliere di Stato Michele Barra - mostrandogli un video in cui si vedeva un suo alto funzionario accompagnato con una prostituta .

L’istanza di revisione alla Corte d’appello e revisione penale (Carp), spedita per raccomandata da Girardi lo scorso 13 settembre 2019, fa leva sull’articolo 410 del Codice di procedura penale. Articolo che, tra i motivi di revisione, cita l’emergere di “fatti o nuovi mezzi di prova anteriori alla decisione”. Alla Carp Girardi chiede di acquisire agli atti il contenuto del suo iPhone, dove ci sarebbe prova della donazione che però Attilio Bignasca ha sempre negato, definendo il suo accusatore un «personaggio senza alcuna credibilità». Ma Girardi insiste: «Se nel maggio 2013 ho dato 50mila franchi al partito di Bignasca che motivo avevo di coattare il suo ministro?». Girardi contesta la coazione, Bignasca nega la donazione (che per cifre superiori ai 5mila franchi - per i singoli politici e di 10mila per i partiti - avrebbe comunque dovuto essere dichiarata): la verità potrebbe arrivare da Cupertino. O più semplicemente da via Pretorio 16, sede del Ministero Pubblico.

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