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Vittima di un infarto a 21 anni: «Però oggi sorrido alla vita»

BELLINZONAVittima di un infarto a 21 anni: «Però oggi sorrido alla vita»

16.09.19 - 08:00
Nadia Pesenti aveva una malformazione al cuore di cui non era a conoscenza. Il ricordo di una notte da incubo. La specialista: «Caso eccezionale. Ma giovani sempre più a rischio»
Foto Davide Giordano
Oggi Nadia ha un negozio di fiori a Bellinzona.
Oggi Nadia ha un negozio di fiori a Bellinzona.
Vittima di un infarto a 21 anni: «Però oggi sorrido alla vita»
Nadia Pesenti aveva una malformazione al cuore di cui non era a conoscenza. Il ricordo di una notte da incubo. La specialista: «Caso eccezionale. Ma giovani sempre più a rischio»

BELLINZONA – Fino a quella notte del 26 aprile del 2013, Nadia Pesenti, giovane di Bellinzona di origini leventinesi, non aveva mai avuto alcun sintomo. Erano le 5 di mattina di un normale venerdì. Un forte dolore, il braccio destro che sembra paralizzato. Nadia, a soli 21 anni, è vittima di un infarto. Oggi Nadia di anni ne ha 27. È riuscita a rialzarsi alla grande. E racconta il suo ritorno alla vita. «Avevo una malformazione al cuore di cui non ero minimamente a conoscenza».

Stress e sedentarietà – Sono leggermente, ma sensibilimente, in crescita gli infarti giovanili. A spiegarlo è la dottoressa Francesca Scopigni, medico capoclinica del Cardiocentro Ticino. «E questo perché anche tra i giovani sono in aumento i fattori di rischio: obesità e sovrappeso, fumo, ipertensione, sedentarietà, diabete. Più in generale, estendendo l’analisi a tutte le fasce di età, ogni anno in Svizzera i casi di infarto, ma parliamo più correttamente di sindrome coronarica acuta, sono oltre 25mila e in Ticino oltre mille».

Una storia particolare – Attenzione, però. Quello di Nadia è un caso particolare. Eccezionale. E la dottoressa lo ricorda bene. «Quando parliamo di infarto cardiaco ci riferiamo in genere alla chiusura parziale o completa di un'arteria coronaria derivante dalla rottura di una placca aterosclerotica. C’è, insomma, una malattia coronarica a monte. Nella giovane paziente, l’occlusione della coronaria fu invece provocata dal passaggio attraverso il forame ovale di un coagulo proveniente dalla circolazione venosa e provocato da un difetto di coagulazione».

Il forame ovale – Già, il cosiddetto forame ovale pervio, difetto cardiaco frequente che riguarda il 20-25% della popolazione. «Al momento della nascita il forame ovale dovrebbe chiudersi – dice Nadia – ma ad alcuni non succede. Una persona può convivere con questa condizione tranquillamente per tutta la vita. Ma in certi casi, come nel mio, possono accadere cose gravi. Il fatto che prendessi la pillola contraccettiva ha rappresentato un fattore scatenante».

Solitamente è innocuo – «Nella maggior parte dei casi – conferma la dottoressa Scopigni – il difetto non comporta alcun problema e uno se lo porta con sé tutta la vita, senza neppure accorgersene. Diventa tuttavia rischioso in soggetti con patologie concomitanti (nel nostro caso un difetto di coagulazione) e in persone che fanno immersioni subacquee».

Lo screening della coagulazione – La pillola contraccettiva? La specialista è chiara. «È noto che in particolari condizioni può favorire la formazione di coaguli, anche se non è il caso di fare allarmismi. In presenza di fattori di rischio, tuttavia, nel prescrivere la pillola i ginecologi dovrebbero raccomandare più spesso di effettuare uno screening della coagulazione».

Amante dei fiori – Una ragazza sportiva, energica. Amante della natura. Oggi Nadia ha un bellissimo negozio di fiori nel centro di Bellinzona. «Amo i fiori. Sin da quando ero bambina». La 27enne si guarda alle spalle e sembra non credere a quello che ha vissuto. «A volte mi sembra una cosa non appartenente alla mia vita. Ho sofferto tanto. Sono caduta e mi sono rialzata molte volte. Il percorso di recupero è durato quasi due anni. Un periodo intenso, pieno di preoccupazioni».

Le sirene dell’ambulanza – Nadia torna alla notte dell'infarto. «Parecchie volte ho perso i sensi. I miei ricordi sono sfumati. Ero a casa mia, con i miei genitori. Se chiudo gli occhi, mi sembra di sentire ancora le sirene dell'ambulanza. Ma è tutto confuso. Quello che conta è che adesso ho voltato pagina. Oggi sorrido alla vita. Ogni momento va vissuto, intensamente. Da circa un anno, ho ridotto anche i controlli medici. Ne faccio uno all'anno. Sono orgogliosa di avere combattuto e di essere riuscita a reagire. Grazie anche al personale del Cardiocentro che mi ha sempre seguita in maniera professionale».

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