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LOCARNOTra sbadigli e colpi di sonno, la giudice sgrida la procuratrice: «Più serietà»

10.09.19 - 15:19
Al processo d’appello a Lisa Bosia Mirra, la donna che aiutava i migranti a entrare in Svizzera, parla la difesa. Un’arringa monotona ravvivata in coda da un singolare battibecco
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Lisa Bosia Mirra all'entrata del tribunale.
Lisa Bosia Mirra all'entrata del tribunale.
Tra sbadigli e colpi di sonno, la giudice sgrida la procuratrice: «Più serietà»
Al processo d’appello a Lisa Bosia Mirra, la donna che aiutava i migranti a entrare in Svizzera, parla la difesa. Un’arringa monotona ravvivata in coda da un singolare battibecco

LOCARNO – Un processo (quasi) fotocopia. Tra sbadigli e colpi di sonno, il “bello” arriva in coda. Con il battibecco tra la giudice Giovanna Roggero-Will e la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Ma andiamo con ordine: Lisa Bosia Mirra, ex deputata del PS, ricorre all’appello, a Locarno. Non accetta la condanna inflittale due anni fa in primo grado per avere fatto entrare illegalmente 24 profughi in Svizzera. A esprimersi, tocca ora all’avvocato della 46enne di Genestrerio, Pascal Delprete.

Nessun capo – L’anno in cui l’operatrice sociale momò viene colta in flagrante mentre porta abusivamente migranti su suolo elvetico è il 2016. Delprete vuole rimettere il campanile al centro del villaggio. «La mia cliente a capo di un’organizzazione che portava i profughi di nascosto in Svizzera? No, è solo una persona che, come altre, si è messa a disposizione per dare una mano a queste persone. La signora ha spiegato come davanti alla stazione di Como la vita dei migranti fosse indegna. Non vuole scappare dalle sue responsabilità. Semplicemente vuole essere giudicata per quello che ha commesso».

Una questione di coscienza – Da una parte le forti motivazioni umane che hanno spinto Bosia Mirra ad agire in un determinato modo. Dall’altra la richiesta di fare rispettare la legge. «C’era una grande frustrazione da parte dei migranti – precisa Delprete –. Perché molti di loro venivano respinti. Rimandati indietro. Era un periodo storico delicato. La stessa frustrazione la percepiva chi, a Como, ci stava tutti i giorni. Si era lì, si cercava di fare qualcosa. Invano. Lo Stato italiano, inoltre, non assisteva i profughi. Questa situazione ha pesato molto sulla coscienza della mia assistita, che già si trovava in uno stato di burnout».

Solo per ragioni umanitarie – L’avvocato ribadisce, per l’ennesima volta, come Bosia Mirra abbia agito unicamente per ragioni umanitarie. «Gratuitamente. Anche perché queste persone ovviamente non avevano un soldo». E aggiunge: «Per queste persone la Svizzera era un Paese di transito. Alcune di loro hanno soggiornato da lei per una notte. Nulla di più».

L’asso nella manica – Delprete cala poi il suo asso. «Il pretore ha liquidato con un paio di frasi sbrigative la questione sugli accordi di Schengen. Anche la Svizzera fa parte dello spazio Schengen. Quella attraversata dai migranti era dunque una frontiera interna allo spazio Schengen. Quindi non sussistono determinati reati. Non perché una persona viene controllata in Svizzera è punibile per entrata illegale».

Una battaglia idealista – Si chiede che venga annullata la sentenza pronunciata esattamente due anni fa dal giudice Siro Quadri. Niente multa da mille franchi. Niente 80 aliquote giornaliere da 110 franchi l’una, sospese. Una questione, vista l’entità della pena, più di principio che altro. Lisa Bosia Mirra di fatto si trova di nuovo alla sbarra per questo. Lo ha detto più volte che avrebbe lottato fino in fondo per i suoi ideali.

Nessuna lesione della sicurezza svizzera – «A Como la situazione era drammatica – fa di nuovo notare Delprete –. Bosia Mirra ha cercato di fare raggiungere a queste persone la loro meta nell’unico modo possibile. Parliamo di 24 migranti. Non di un’orda. Non c’è stata alcuna lesione alla sicurezza svizzera. Erano in transito». Il legale entra infine nella fase conclusiva del suo esposto. «La multa deve essere di un franco simbolico».

Colpo di scena – L’unica a dare un po’ di brio al processo è la giudice Roggero-Will che, proprio nei minuti finali, si altera con la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. «Lei non vuole ribattere all’avvocato Delprete, nemmeno sulla questione di Schengen?» Lanzillo fa cenno di no. «Quanto avevo da dire, l’ho già detto». E la giudice si inalbera. «Ancora una volta ci dice che si è già espressa? Deve parlare a noi della Corte, non ai media. Siamo in un’aula di tribunale. Bisogna essere un po’ più seri».

Faccia a faccia – Lanzillo prova a prendere la parola. Dopo una manciata di minuti, la giudice la interrompe di nuovo. «Ci sta facendo un’introduzione inutile. Vogliamo sapere se davvero la questione Schengen è stata sottovalutata». La procuratrice, a quel punto, alza la voce. Inizia un “faccia a faccia” con l’avvocato Deprete, che mantiene la consueta pacatezza. «Non c’è stato alcun soggiorno illegale», conclude il legale.

L’ultima parola – Infine, la parola passa di nuovo a Lisa Bosia Mirra. È l’ultima possibilità che ha per cercare di cambiare la sentenza, almeno a questo stadio. Anche la 46enne di Genestrerio dapprima se la prende con Lanzillo. «Sono stata descritta come una regista». In seguito si ricompone. «In realtà ho agito secondo la mia coscienza. Sempre». La sentenza sarà comunicata nei prossimi giorni tramite un comunicato stampa.

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