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MENDRISIOMorto a 28 anni in clinica: «Servizi psichiatrici carenti»

08.09.19 - 09:21
Il caso di un giovane deceduto per un mix di farmaci all'Osc solleva il dibattito sull'organizzazione cantonale. La perizia del Tribunale parla chiaro
tipress
Morto a 28 anni in clinica: «Servizi psichiatrici carenti»
Il caso di un giovane deceduto per un mix di farmaci all'Osc solleva il dibattito sull'organizzazione cantonale. La perizia del Tribunale parla chiaro

MENDRISIO - L'ospedale psichiatrico di Mendrisio dispone di servizi «inadatti e insufficienti». Lo dice la perizia condotta sul caso del 28enne morto all'Osc nel maggio 2014. La causa della morte: un mix eccessivo di farmaci e psicofarmaci. Quattro medici sono accusati di omicidio colposo. 

Le considerazioni dell'esperto, incaricato dal giudice Siro Quadri, sono a loro volta un atto d'accusa. Non tanto nei confronti dei medici, ma del servizio psichiatrico in Ticino. E quindi - indirettamente - del governo. Ad anticiparle, nella sua edizione odierna, è il domenicale Il Caffè. 

«La disponibilità dei mezzi necessari» è il punto cruciale, scrive il perito, «per valutare la responsabilità dei medici». La clinica di Mendrisio «è obbligata a ricoverare pazienti con patologie di severità estrema» e quindi «deve avere anche le finanze necessarie» e «l'infrastruttura, l'attrezzatura e il personale per gestire i pazienti secondo le regole». 

Il caso del 28enne deceduto nel 2014 dimostra, secondo la perizia, che così non è. Il giovane era stato ricoverato «una quarantina di volte» presso l'Osc, di cui l'ultima in condizioni «eccezionalmente gravi e pericolose». Il dosaggio eccessivo di farmaci, deciso dai medici, sarebbe la conseguenza di «una perplessità terapeutica» di fronte all'aggressività del paziente, che comportava un «pericolo elevato per gli operatori e gli altri pazienti».  

Qualcosa però è andato storto. Le condizioni del paziente - una volta sedato - avrebbero dovuto essere controllate maggiormente: pressione sanguigna, elettrocardiogrammi, iniezioni di ossigeno. «La presenza continua di un operatore» a fianco del paziente sedato avrebbe potuto «ridurre il rischio di decesso». Ma questo non è successo. E quando ci si è accorti che il mix di farmaci era eccessivo, era troppo tardi. 

Sarà il Tribunale a decretare le reponsabilità individuali. Ma la sentenza collettiva è già scritta: in Ticino manca «un reparto sicuro di medicina intensiva per trasferimenti d’urgenza» dei malati psichiatrici. L'organizzazione psichiatrica ticinese, scrive il domenicale, «è stata ed è più che carente». 

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