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CANTONE«Non può usare quel posteggio!». Ma ha una figlia disabile

22.08.19 - 10:19
Lo sfogo della madre di una bimba di 4 anni con un disturbo neurologico: «Rinuncio al contrassegno». Pro Infirmis: «Disabilità non è sinonimo di muoversi in sedia a rotelle»
Tipress (archivio)
Pro Infirmis ha richiesto la collaborazione del capo del DI Norman Gobbi per una maggiore sensibilizzazione delle forze di polizia sul tema della disabilità.
Pro Infirmis ha richiesto la collaborazione del capo del DI Norman Gobbi per una maggiore sensibilizzazione delle forze di polizia sul tema della disabilità.
«Non può usare quel posteggio!». Ma ha una figlia disabile
Lo sfogo della madre di una bimba di 4 anni con un disturbo neurologico: «Rinuncio al contrassegno». Pro Infirmis: «Disabilità non è sinonimo di muoversi in sedia a rotelle»

BELLINZONA - Disabilità non significa necessariamente spostarsi su una sedia a rotelle. A ribadirlo oggi è Pro Infirmis, che si fa portavoce del messaggio di una madre di una bimba di 4 anni affetta da un disturbo neurologico (molto simile, per quadro clinico, ad una paralisi cerebrale di media entità).

«Un anno fa circa, abbiamo richiesto alla sezione della circolazione di Camorino il contrassegno di parcheggio per i disabili», scrive la donna in una lettera. Il contrassegno è molto utile in quanto la bimba, a causa della malattia, fa molta fatica a spostarsi. Quello stesso contrassegno però è motivo di confusione. «Il contrassegno per i disabili, così come i parcheggi, sono contrassegnati dal simbolo di una persona in sedia a rotelle, motivo per cui nell’immaginario collettivo sembra che disabile motorio sia solo ed esclusivamente chi ha una sedia a rotelle».

«Rinuncio al contrassegno» - E qui sorge il vero problema. «Regolarmente mi viene fatto notare, dal passante di turno o talvolta da poliziotti (e questo fa ancora più male), con toni che spaziano dal gentile all’arrogante, che io in quel parcheggio non posso sostare, in quanto riservato esclusivamente a chi ha la sedia a rotelle», racconta la madre della piccola, che - nonostante le facilitazioni - è arrivata al punto di voler rinunciare ad utilizzare il contrassegno.

«Non trovo giusto che una persona, oltre a vivere il disagio della propria condizione, debba ritrovarsi anche in queste situazioni poco piacevoli», si legge in conclusione alla testimonianza. Il problema esiste: «Purtroppo molti passanti ignorano i precisi criteri che danno diritto a beneficiare di questo contrassegno», commenta Pro Infirmis, che sottolinea come probabilmente altre persone subiscono ingiustamente queste osservazioni.

«Ti ritrovi allora a dover dare giustificazioni che in realtà mai avresti avuto voglia di dare, solo per non passare per il maleducato di turno che si sta appropriando di un diritto che non ha», spiega ancora la madre della bimba, che auspica una maggiore sensibilizzazione futura su «ciò che rappresenta davvero la disabilità» - e in tal senso, Pro Infirmis comunica di aver richiesto oggi la collaborazione del direttore del DI Norman Gobbi -, ricordando che quest’ultima non è sempre visibile.

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