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CANTONE«Con il caldo certe salite diventano più sicure d’inverno»

04.08.19 - 22:00
Il weekend nero in montagna, ma soprattutto le mutate condizioni climatiche commentate dalla guida alpina Massimo Bognuda: «Occhio alle salite di misto con roccia, neve e ghiaccio»
«Con il caldo certe salite diventano più sicure d’inverno»
Il weekend nero in montagna, ma soprattutto le mutate condizioni climatiche commentate dalla guida alpina Massimo Bognuda: «Occhio alle salite di misto con roccia, neve e ghiaccio»

BELLINZONA - Granitico, si diceva un tempo per indicare qualcosa di incrollabile. Una volta, prima che le montagne iniziassero a sgretolarsi a causa delle alte temperature. Scalare le vette alpine sembra essere diventato più pericoloso. O meglio, vanno prese delle precauzioni come spiega Massimo Bognuda, coordinatore delle Guide alpine Ticino: «È un’estate troppo calda e perciò sono salito poche volte in quota. Personalmente evito certe ascensioni quando lo zero termico si trova a 4700-4800 metri». Il consiglio dell’esperto è quello di valutare bene questo dato prima di affrontare determinati percorsi, in particolare le cosiddette salite di misto con roccia, neve e ghiaccio: «L’Adula, perché non ci sono grandissime pareti, e il Basodino possono invece andar bene anche con queste temperature. Ma sul terreno di alcuni quattromila il problema del permafrost che si scioglie è conosciuto e si sa che qualche sasso cade...».

Una passione che è diventata quindi più difficile?
«Per come la vedo io ci sono semplicemente dei mesi in cui la salita va scelta con molta attenzione. Sappiamo che con questi sbalzi di temperatura tra caldo e freddo la roccia in montagna lavora… ci sono dilatazioni e movimenti. Certo lo zero gradi che negli ultimi anni arriva così in alto rappresenta un problema di sicurezza».

Di recente ha assistito a franamenti di questo genere?
«Sì, sul Basodino quest’estate in un canale verso la Valle Maggia. Un canale laterale che all’improvviso ha scaricato dei sassi. Sono quei passaggi dove occorre essere attenti e veloci. Conoscere la tecnica di discesa e, se si è in gruppo, applicarla bene. Togliendosi subito dal pericolo quando si arriva in fondo».

Al di là dei dati, la montagna oggi presenta ferite che si vedono a occhio nudo?
«Noti che il terreno è in sofferenza. Soprattutto dove il ghiacciaio, cito ad esempio il Pesciora (in Val Bedretto), si ritira e lascia scoperto un pendio più ripido e alla sua base molto friabile e instabile. Lo si osserva su tantissime cime. Dove invece la roccia è già esposta da tempi remoti ciò non avviene. Ma anche sulle vie di pura roccia il sasso che può staccarsi esiste sempre».

Guarda con una certa preoccupazione all’avvenire dell’attività alpinistica?
«Preoccupazione, direi di no. Cambiano le stagioni a disposizione. In estate bisognerebbe forse rinunciare a certe salite, che possono diventare più sicure in inverno o in primavera. Naturalmente subentra poi l’aspetto delle valanghe. Ma quella è un’altra valutazione. Andare in montagna è un po’ complicato».

Quattro morti in montagna nel fine settimana (ats)

Quattro persone sono morte in montagna nel fine settimana in Svizzera, due in Vallese e altrettanti - in due distinti episodi - nei Grigioni.

Per due alpinisti tedeschi (di età imprecisata) fatale si è rilavata ieri mattina l'ascensione sulla Dent Blanche, cima di 4357 metri nel comune di Evolène. Sono precipitati intorno alle 8.30 mentre affrontavano la via normale sulla cresta sud.

Pure di nazionalità germanica è una scalatrice 30enne deceduta ieri nel territorio di Vicosoprano, nel comune di Bregaglia (GR). Il suo accompagnatore di 36 anni, pure tedesco, è rimasto leggermente ferito. Stavano affrontando la scalata verso la Fiamma, uno sperone di roccia di 2474 metri: poco prima delle 17.00 una roccia su cui si trovava la 30enne ha ceduto: la donna è precipitata nel vuoto per oltre 100 metri, l'uomo è stato sfiorato dalla pietra.

La quarta persona morta è un 66enne che è caduto per 80 metri lungo un dirupo fortemente in pendenza e disseminato di massi sui monti sopra Roveredo (GR). L'uomo era partito per una escursione nella zona del Monte Laura.

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