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LEVENTINA«Con l’aria di Dalpe i miei violini diventano delle star»

02.08.19 - 08:15
Martino Ruggia, 55enne malcantonese, di mestiere fa il liutaio. Il suo è un mercato internazionale. E nel suo metodo di fabbricazione c’è un passaggio davvero curioso
«Con l’aria di Dalpe i miei violini diventano delle star»
Martino Ruggia, 55enne malcantonese, di mestiere fa il liutaio. Il suo è un mercato internazionale. E nel suo metodo di fabbricazione c’è un passaggio davvero curioso

DALPE – Di mestiere fa il liutaio. Da una vita Martino Ruggia, 55 anni, di Pura, costruisce e ripara violini. Il suo è un mercato internazionale. Vende soprattutto in Italia e in Francia. E come valore aggiunto, i suoi prodotti hanno un dettaglio davvero curioso. Perché i suoi violini, lui, li fa maturare, giorno e notte, all’aria fresca di Dalpe, in Leventina. «Quasi come se fossero violini di capra», ironizza.

Abete, acero, ebano. Sono questi i tipi di legno che Martino utilizza nella realizzazione dei suoi strumenti. «Per prepararne uno, nel mio atélier di Pura, ci impiego oltre un mese. La lavorazione è parecchio complessa». A Dalpe, dove il malcantonese ha una casa di vacanza, Martino è visto come una specie di filosofo, quasi un personaggio mitologico, proveniente da un’altra epoca. E questo proprio per il modo originale di fare maturare i suoi violini. «In altitudine il legno secca meglio. L’aria rarefatta e i raggi del sole più intensi fanno sì che i pori del legno si chiudano meglio. Ne deriva un suono più armonioso, io sono sempre alla ricerca di sonorità dolci, profonde, piene. Così le vibrazioni sono molto più libere. Bisogna pensare che i miei violini vengono poi usati in grandi sale, in occasione di concerti importanti di grandi orchestre famose. Per me è un grande onore».

Un uomo particolare. Un artigiano d’altri tempi. Che stupisce per la semplicità con cui parla della musica e delle sue creature. «Io il violino non lo so suonare bene. Però li testo tutti quanti. Per vedere se sono “venuti” bene, se c’è qualcosa da migliorare, se necessitano di respirare ancora un po' l’aria fresca della Leventina».  

 

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