Clima pessimo in alcune fabbriche del Mendrisiotto (e non solo). Il problema dei sindacalisti: «Quando arriviamo, nessuno parla». Lo specialista: «Troppi capi non sanno essere veri leader»
MENDRISIO – Non solo salari molto bassi. In alcune fabbriche del Mendrisiotto il clima sarebbe sempre più rovente anche a causa di altri motivi. Mobbing, ricatti, ripicche, montagne di straordinari. Due, in particolare, le segnalazioni arrivate a tio/20minuti e riguardanti aziende importanti, la prima è di Genestrerio, la seconda di Balerna. Quest’ultima era già balzata agli “onori” della cronaca qualche tempo fa. Entrambe sono state segnalate ai sindacati. Che, però, sembrano avere le mani legate. «I dipendenti hanno paura di perdere il posto – dice Marcello Specchietti, vicesegretario regionale OCST per il Mendrisiotto – quando arriviamo noi e chiediamo come va, tacciono».
Il datore di lavoro che fa ciò che vuole – E così i malesseri che attanagliano diverse industrie della Svizzera italiana emergono solo tramite voci di corridoio, o segnalazioni disperate ai media, con esplicita richiesta di anonimato. «Ci sono ancora settori senza contratto collettivo – riprende Specchietti – e nei quali non sono fissati minimi salariali. Per noi dunque non c’è tanta possibilità di mediazione. Il datore di lavoro fa il bello e il cattivo tempo».
Le promesse dello Stato – Si parla di imprese in cui vi è una maggioranza di personale proveniente dall’Italia. E spesso assumere frontalieri, là dove non ci sono basi legali solide, significa fare scivolare le paghe al ribasso. «Il Cantone – riprende il sindacalista – ha promesso che combatterà in maniera importante questo fenomeno. La lotta al dumping è lanciata».
Il rapporto tra clima e fedeltà – Ma, intanto, si soffre. Anche per questioni non direttamente legate alla busta paga. E non solo nel Mendrisiotto. Il problema è esteso, magari in misura leggermente minore, anche alle altre regioni ticinesi. «È chiaro che se il salario è basso – fa notare Andrea Martone, specialista in risorse umane – ne risente anche il clima di lavoro. Ci sono però altre componenti. Alcuni datori di lavoro non hanno ancora capito che un buon clima influenza la fedeltà all’azienda. Un pessimo ambiente di lavoro fa sì che, alla prima occasione, un dipendente se ne vada. E il continuo turnover fa male alla ditta».
Mancano veri leader – Secondo Martone, nella Svizzera italiana persistono, ormai da troppo tempo, anche problemi di leadership. «Ci sono persone che occupano posizioni di potere, senza essere veri leader. Sanno fare bene il loro mestiere. Sono diligenti. Ma non sanno relazionarsi col prossimo e con i propri collaboratori. Anzi. Spesso mancano loro di rispetto. E quando una persona viene costantemente sminuita, è normale che a lungo andare si demoralizzi».
Paura di parlare – «Naturalmente non bisogna fare di ogni erba un fascio – puntualizza Specchietti – ci sono tante aziende con dirigenti in gamba e con cui riusciamo ad avere un dialogo aperto. Il nostro problema resta quella fascia di aziende “impenetrabili”, in cui i dipendenti, avvolti dalla paura di restare a casa, non aprono bocca. È su quelle che le autorità devono mettere pressione».
La valorizzazione delle persone – «Ci sono aziende che pensano di risolvere tutto con i benefit economici ai dipendenti più meritevoli – conclude Martone – anche questa misura, da sola, non è sufficiente per creare un buon clima. La classica pacca sulla spalla a volte può valere più di un benefit. Così come la valorizzazione delle persone e delle caratteristiche di ogni singolo dipendente».