Il Collettivo R-esistiamo punta il dito contro la politica, annuncia un nuovo presidio per domenica e conferma la propria tesi: «Bisogna chiudere il bunker»
CAMORINO - Non accenna a placarsi il polverone sul bunker sotterraneo che accoglie i migranti a Camorino. Tutto era iniziato - ricordiamo - il 24 giugno con alcuni asilanti che avevano indetto uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni di vita nel centro della Croce Rossa e sulla decisione di chiudere lo stesso durante gli orari diurni (dalle 9.00 alle 18.00). «Ci lasciano tutto il giorno sotto il sole cocente», lamentavano i richiedenti l'asilo. E neppure il gesto del Cantone, che ha deciso di trasferire parte degli ospiti in altre tre strutture (Cadro, Paradiso e Castione), sembra abbia placato gli animi. Anzi.
«Decisione politica» - Infatti, secondo il Collettivo R-esistiamo - che appena appreso della situazione aveva subito scritto al Direttore del DSS Raffaele De Rosa - la mossa del Governo è stata «fatta unicamente per mettere a tacere i soprusi e le violenze che avvengono in quel luogo sotterraneo» e il trasferimento ha implicato «esclusivamente le persone che hanno avviato l'atto di resistenza e protesta».
«Non ci hanno fatto avvicinare» - Nella serata di martedì 25 giugno alcuni membri del collettivo hanno partecipato al presidio solidale per sostenere chi ancora si trova rinchiuso nel bunker e verificare le loro condizioni. Ma le cose non sono andate come i manifestanti si aspettavano. «Il presidio è stato accolto da una moltitudine di polizia che ci ha impedito di avvicinare il bunker e ci ha negato la relazione con le persone che si trovavano all'interno. In seguito due persone sono riuscite a uscire e prendere contatto con una persona. La sua testimonianza è stata inviata al DSS».
Nuovo presidio domenica - Il Collettivo R-esistiamo punta quindi il dito contro la politica e annuncia un nuovo presidio per domenica 30 giugno (alle 15.00) presso il campo di Camorino. «Continueremo a smascherare tutto ciò fino alla chiusura del bunker e finché tutte le persone non saranno nelle condizioni di poter trascorrere una vita degna. Nessun essere umano deve essere costretto a vivere sottoterra». E infine il collettivo ribadisce ancora una volta la propria convinzione: «Bisogna chiudere il bunker».