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CANTONEConquista il podio "estremo": «Il mio team ha commesso errori, altrimenti...»

25.06.19 - 17:07
Circa 1’600 chilometri da compiere non-stop, in sella a una bici. È un terzo posto meritatissimo quello di Valentina Tanzi, che guarda già al futuro: «La prossima volta i chilometri saranno 5mila»
Conquista il podio "estremo": «Il mio team ha commesso errori, altrimenti...»
Circa 1’600 chilometri da compiere non-stop, in sella a una bici. È un terzo posto meritatissimo quello di Valentina Tanzi, che guarda già al futuro: «La prossima volta i chilometri saranno 5mila»

LUGANO - Circa 1’600 chilometri da compiere non-stop, attraversando 4 stati americani (California, Arizona, Utah e Colorado) e il deserto, con temperature fra i 40 e i 50 gradi. Tutto questo in sella a una bici. È l'esperienza estrema portata a casa dall'ultracycler Valentina Tanzi. 

È la prima ticinese in assoluto a partecipare a questa prestigiosa gara, la Race Across the West (RAW). Lo ha fatto, sabato 15 giugno, terminando il percorso in 3 giorni 17 ore e 10 minuti e conquistando il terzo posto assoluto fra le donne. 

Un tragitto da film - «Ho attraversato riserve indiane come la Navajo Nation Reservation e la magnifica Monument Valley, simbolo del West americano e location di numerosi celebri film, terminando nella cittadina di Durango, situata a 2’000 metri nelle Montagne Rocciose», ci racconta.

Eppure di questa impresa magnifica e coraggiosa ancora non riesce a capacitarsi: «Probabilmente la assaporerò tra qualche settimana, se non tra qualche mese. Non ho ancora realizzato che cosa ho fatto e i magnifici panorami che ho visto».

L'errore del team - E di essere metabolizzata. Soprattutto alla luce di un risultato che, seppur notevole, non ha pienamente soddisfatto Valentina. «Sarebbe stato nettamente migliore se chi era a capo del mio team non avesse commesso gravi errori nel supportarmi e, soprattutto, nel curare la mia alimentazione», sottolinea.

D'altra parte il costo, in termini di energia e di spesa, non è irrilevante: «Il ciclista nella disciplina dell'ultracycling è immediatamente seguito dal furgone del proprio team. In questa gara, visti i costi della trasferta oltreoceano, che ho pagato di tasca mia facendo molti sacrifici, avevo un team ristretto di sole 4 persone».

Nessuno sponsor, ma tanta passione - Tutto ciò appunto senza il supporto di nessuno sponsor: «Purtroppo - aggiunge - già nel ciclismo dell'UCI ProTour (i professionisti) c'è un'enorme disparità tra uomini e donne. Inoltre, l'ultracycling è ancora ritenuta una disciplina giovane. Nonostante i traguardi raggiunti - l'anno scorso mi sono portata a casa il titolo italiano, grazie al mio doppio passaporto, mentre in Svizzera possiamo contare unicamente su una gara annuale -, non ho trovato ancora un finanziatore».

Prossima sfida ancora più estrema - Valentina però non molla, ed anzi ha davanti un obiettivo ancora più estremo: «L'anno scorso ho centrato la qualifica, al primo tentativo, per la prestigiosa Race Across America (RAAM), il mondiale di questa disciplina estrema del ciclismo su strada», ammette fiera. Ed ancora più estrema, la RAAM, lo è davvero: «È lunga 5mila chilometri circa: in altre parole, è semplicemente il coast to coast americano».

Il tutto con la forza delle gambe, ma anche della propria mente: «La testa rappresenta, secondo me, il 70% di questa disciplina. Ovviamente bisogna avere un fisico allenato. Ma se la mente non c'è, le gambe non girano».

Un occhio alla sicurezza, naturalmente, non deve mancare mai: «Non dormendo per giorni devi stare attento ad ogni sensazione del tuo corpo. Non voglio addormentarmi in bici e lasciarci le penne. La sicurezza per me è un must».

Per Valentina l'ultracycling va oltre la mera prestazione sportiva: «È una sorta di metafora del proprio viaggio attraverso la vita. Puoi vedere fino a che punto può spingersi il tuo corpo, spostando l'asticella sempre più in alto. Questo è l'obiettivo. E si scopre sempre di avere molte più risorse di quello che si crede».

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COMMENTI
 

vulpus 4 anni fa su tio
Complimenti, e auguri .
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