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ASCONAJazz Ascona è partita col botto, «perché la musica è vita»

21.06.19 - 14:32
Soddisfatti gli albergatori. Ma soprattutto il direttore artistico Nicolas Gilliet: «La musica è un un’arte che permette di abbattere barriere e allacciare nuovi legami laddove prima non c'erano»
Jazz Ascona è partita col botto, «perché la musica è vita»
Soddisfatti gli albergatori. Ma soprattutto il direttore artistico Nicolas Gilliet: «La musica è un un’arte che permette di abbattere barriere e allacciare nuovi legami laddove prima non c'erano»

ASCONA - «Tutti i segnali raccolti e percepiti, però, mi fanno presagire un buon esito: anche quest'anno si percepisce un forte entusiasmo nell'aria e intorno alla manifestazione». Sono le prime sensazioni raccolte da Nicolas Gilliet, direttore artistico di Jazz Ascona, all’indomani della prima serata di grande festa.  A partire da ieri e nei prossimi dieci giorni Ascona sarà di mille colori, una trasformazione fatta di musiche, suoni, volti provenienti da ogni angolo della Terra, di lingue.

Nicolas Gilliet, il Jazz Ascona 2019 è cominciato all'insegna del motto "LET'S JAZZ." Quale sono le prime sensazioni di questa trentacinquesima edizione di festival?

«Ieri ero in giro per il lungo lago a controllare gli ultimi dettagli e in tanti mi hanno chiesto quale fossero le mie impressioni, le mie sensazioni a pelle su questa edizione. A chiedermelo sono stati soprattutto albergatori e ristoratori che mi hanno confidato in tutta franchezza di essere contenti di come le cose avessero preso il via con così tanta gente. Il primo giorno – ti parlo in veste di organizzatore – ti posso dire che è andato benissimo anche se certamente ci sono margini di miglioramento e tanti piccoli dettagli che si possono perfezionare strada facendo, aspetti che non dipendono dal numero di persone. Ripeto, siamo partiti molto bene».

Mi sembra il tuo, ancora prima che una riflessione puntuale da manager, il tipico approccio dei jazzisti che, una volta iniziata una jam, poi si prendono le misure per trovarsi al meglio con i compagni sul palco.

«Assolutamente vero! La musica è vita, non è affatto un prodotto finito che presentiamo sul palco. La musica ha bisogno del calore del pubblico; ha bisogno di adattarsi fisicamente ed emotivamente a delle reazioni; ha bisogno di leggere ed interpretare tutto ciò che la circonda. Io posso certamente organizzare l'evento al meglio per presentare la migliore musica del mondo ma tutto ciò potrebbe non avere nessun effetto sul pubblico. Proprio per la sua stessa natura, la musica ha bisogno di essere, diciamo, "organizzata" in maniera più flessibile mantenendo sempre un occhio fisso alle necessità della piazza, del pubblico e degli artisti . Non c'è solo il mero business. Ritengo che in questo campo Ascona sia molto particolare perché i musicisti reagiscono a quello che li circonda: alla bellezza di Ascona; al benvenuto che ricevono; al calore del pubblico che assiste a una jam session; ma anche allo spirito sincero che anima tutti gli organizzatori. Insomma, mi sento sereno nel dire che c'è davvero molta umanità nel modo di porsi delle persone e nel loro continuo relazionarsi.

Questa umanità a cui fai riferimento forse in parte è dovuta al fatto che Ascona rimane pure sempre un porto con gente che arriva, gente che parte e con uno scambio continuo di idee.

«Sicuro! È assolutamente questo a cui continuiamo a guardare per sviluppare dei sentimenti sinceri con tutti quelli che vengono ad Ascona. Senza nessuna distinzione! Il Festival, la musica e in ultima istanza la stessa cittadina di Ascona vogliono rappresentare un momento di aggregazione. E in questo siamo molto facilitati dalla musica, un’arte che permette di abbattere le barriere e di allacciare nuovi legami laddove prima queste stesse liaisons non esistevano. Let's Jazz!»

 

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