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CANTONEAllievi difficili e vacanze estive: «In Ticino non è prevista la scuola speciale»

24.06.19 - 07:01
A differenza di Zurigo, la presa a carico avviene tramite il Sostegno pedagogico. E non si interrompe con le ferie, spiega la responsabile
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Allievi difficili e vacanze estive: «In Ticino non è prevista la scuola speciale»
A differenza di Zurigo, la presa a carico avviene tramite il Sostegno pedagogico. E non si interrompe con le ferie, spiega la responsabile

BELLINZONA - Genitori in difficoltà nel canton Zurigo dove, con l'arrivo dell'estate, gli scolari con problemi comportamentali che sono già stati allontanati da scuola non trovano posto nelle scuole speciali e devono spesso attendere fino alla fine delle vacanze per trovare una sistemazione adeguata in un istituto speciale. E in Ticino? Come affrontano questi ragazzi e i loro genitori la lunga pausa estiva? C'è lo stesso senso di abbandono? Ne abbiamo parlato con Esther Lienhard, capogruppo del Servizio di sostegno pedagogico delle scuole medie.   

«Qui non è prevista la scuola speciale» - «Bisogna premettere che, in Ticino, per gli allievi con problemi comportamentali non è prevista la scuola speciale», fa notare Lienhard. «La scuola speciale, infatti, accoglie ragazzi che presentino un deficit cognitivo o un forte ritardo scolastico: inserirvi allievi con difficoltà comportamentali non avrebbe senso», aggiunge.

Anche l'estate viene presa in considerazione - La presa a carico di allievi con «grandi disagi» in classe e nelle relazioni con i compagni e i docenti avviene piuttosto tramite il Servizio di sostegno pedagogico che, da un lato, fornisce agli insegnanti indicazioni uniformi che garantiscano «uno stile educativo coerente» e, dall’altro, porta avanti colloqui con il singolo allievo e, eventualmente, con i genitori. Viene attivata anche la figura dell’educatore regionale e questo accompagnamento non si interrompe con l’inizio delle vacanze estive: «Quando vi sono delle persone di riferimento che seguono il giovane allievo è inevitabile che si parli anche dell’estate e che si cerchi di costruire insieme un progetto», spiega Lienhard.

«Le proposte sono molto varie» - Le proposte presenti nel cantone in termini di attività estive - da valutare in base agli interessi del singolo - sono del resto «molto varie»: «Colonie, settimane sportive, attività teatrali, passeggiate o attività costruite da appositi animatori», dettaglia Lienhard. Anche un’esperienza lavorativa può entrare in linea di conto. Gli educatori sono lì per accompagnare anche nel periodo di chiusura della scuola: «A parte un mese e mezzo di ferie, laddove ci siano degli allievi che abbiano delle necessità particolari so che sono disponibili anche durante l’estate», afferma la capogruppo. «Si tratta di garantire dei contatti, dei momenti di ritrovo e di rispondere a richieste di attenzione anche durante le vacanze, se ritenuto necessario e nei limiti del possibile», aggiunge.

Servono una figura di riferimento... - Un comportamento particolarmente «oppositivo», «poco rispettoso», «non collaborativo» o «aggressivo», spiega la responsabile del Servizio di sostegno pedagogico, rivela un «bisogno» che il ragazzo non riesce a esprimere in altro modo e di cui non ha nemmeno piena consapevolezza: «Avere una figura di riferimento che, senza giudizi e da persona adulta, sappia aiutare il giovane a trovare forme più civili ed equilibrate di esprimere il proprio disagio è una prima importante risposta», dichiara la responsabile. La disponibilità di tempo e la possibilità di concentrarsi sul singolo caso di questo tipo di operatore, del resto, è per ovvie ragioni maggiore rispetto a quella dei docenti.

... e un progetto - Senza un progetto, le lunghe settimane estive rischiano di acuire il disagio del ragazzo o della ragazza con difficoltà importanti di comportamento: «Può succedere che, se il tempo è davvero poco strutturato, ci sono pochi contenuti e c’è eccessiva libertà, la situazione diventi più critica», sostiene Lienhard. L’assenza di una o più figure parentali e la tendenza a vivere in famiglie nucleari - dove i genitori impegnati professionalmente non possono contare sul supporto di altri parenti - non facilita le cose.       

«In ogni caso, bisogna relativizzare il problema» - Per Lienhard, comunque, la questione delle problematiche comportamentali andrebbe relativizzata per quanto riguarda la nostra realtà: «La scuola dell’obbligo è confrontata anche in Ticino con problematiche comportamentali e ha dovuto trovare le proprie strategie, in ottica di rilevamento e intervento precoci all’interno degli istituti scolastici, ciò che ha permesso di trovare risposte puntuali prima che le situazioni divenissero troppo critiche.

Le cause vanno ricercate «anche nella famiglia» - Le cause dei problemi di comportamento - che emergono per esempio negli ultimi anni di scuola media e solitamente non sono tanto gravi e preoccupanti - vanno ricercate «anche nelle nuove condizioni in cui si trova a vivere oggi la famiglia»: «Più i ragazzi e le ragazze vengono lasciati a se stessi, meno sono in grado di adattarsi al contesto in cui si trovano», fa notare Lienhard. Quando la scuola segnala gli indizi di problemi comportamentali, tuttavia, «questi diventano più difficili da gestire quando i genitori minimizzano, non riconoscono il problema»: «Ma non si può generalizzare», vi sono molti genitori che sono collaborativi. Del resto, più si sentono incapaci di gestire il figlio o la figlia anche a casa, più i genitori sono disponibili a chiedere e ricevere aiuto. E il loro coinvolgimento nella gestione delle difficoltà comportamentali è importante.

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COMMENTI
 

anndo76 4 anni fa su tio
bella societa' che abbiamo creato....complimenti.....mi viene il vomito

Snowwhite 4 anni fa su tio
Sinceramente non capisco il nesso tra il titolo e l'articolo. Come esplicato nell'articolo, i bambini "difficili" o con problemi comportamentali non hanno nulla a che fare con gli allievi delle scuole speciali, ne durante l'anno scolastico ne d'estate. Anche il sostegno pedagogico scolastico si occupa solo di bambini con difficoltà d'apprendimento. Chi si occupa di questi bambini sono gli specialisti in neuropediatria e psicologi per l'infanzia (adhs, ads, iperattività ed altri/diversi problemi comportamentali). Qui non nego che in Ticino si potrebbe far ben di più, per appoggiare le famiglie in questione. Ma, appunto, spetterebbe a questi ultimi creare una rete più strutturata, magari offrendo campus estivi pensati per bambini con queste paricolarità. Invece spesso si limitano ad esprimere la diagnosi. Dopodichè restano lacune educative e sociali per chi ha in famiglia casi del genere. Non so come sia la situazione nel resto della Svizzera, ma il Ticino, in questo campo, trovo sia un pò perso.

hush 4 anni fa su tio
mi chiedo perché gli insegnanti non lavorino d'estate... alcuni potrebbero organizzare giornate con bambini i cui genitori lavorano ed altri, magari con una certa formazione, occuparsi di organizzare attività con i ragazzi più problematici.
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