Il Consiglio degli Stati ha deciso che Facebook e Google non dovranno dare un compenso ai giornalisti svizzeri per i loro articoli. Una decisione che crea malumore
LUGANO - Ha lasciato a bocca aperta la categoria dei giornalisti la decisione odierna del Consiglio degli Stati di bocciare una disposizione (a loro favore) nella revisione della Legge sul diritto d'autore. Diversamente dall'Ue, in Svizzera, i gestori di piattaforme di comunicazione in Internet (come Google o Facebook) non dovranno infatti pagare ai giornalisti un compenso per il loro lavoro.
Le nuove regole europee - A metà aprile, l'Ue ha adottato nuove regole circa la protezione del diritto d'autore. Per i contenuti giornalistici le suddette piattaforme dovrebbero riconoscere un pagamento agli editori. Gli introiti, poi, saranno condivisi con i giornalisti. Gli Stati membri, ora, avranno due anni di tempo per adeguarsi.
«Disgregazione del sistema mediatico» - «Una decisione sbagliata - commenta a caldo Bruno Giussani, noto curatore internazionale del think-tank TED -. Il sistema mediatico svizzero si sta rapidamente disgregando sotto la spinta in particolare delle grandi piattaforme globali (la quasi totalità dell'aumento della pubblicità digitale in Svizzera è incamerata da Facebook e Google, per esempio, togliendo mezzi al sistema mediatico nazionale); questa disgregazione è rapida e continua, e l'attendismo politico creerà una situazione di ulteriore fragilità quando "se ne ridiscuterà" dopo "aver monitorato" (come da richiesta del Consiglio degli Stati) per i prossimi anni».
«Una legge che risulterà inefficace per colpa degli algoritmi» - Non nasconde il proprio scetticismo Nicola Morellato, segretario regionale di syndicom, secondo cui fatta la legge trovato l'inganno: «Per gli esperti non porterà a nulla. Perché fondamentalmente questa revisione non riconoscerà i diritti d'autore ai giornalisti, ma servirà solo ad aumentare i filtri che queste grandi piattaforme applicheranno per evitare di dover pagare i diritti d'autore».
Per Morellato questa legge sarà comunque «inefficace perché aumenterà il bavaglio all'informazione. E questa è la grande preoccupazione di chi ha a cuore la libertà di informazione e la democrazia. Il principio è corretto, ma complessità e applicazione rischiano di risultare inefficienti. Staremo a vedere ogni Stato come la applicherà e la interpreterà».