In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario il direttore delle Istituzioni evidenzia i cantieri più importanti. E sottolinea l’importanza di una Giustizia “efficiente”
LUGANO - Uno, quello della riorganizzazione delle Autorità regionali di protezione, è un vero e proprio ginepraio. L’altro cantiere aperto concerne la giustizia di pace e la formazione delle persone, talvolta non giuristi, chiamate a giudicare. Sono queste le due priorità che il direttore del Dipartimento delle Istituzioni ha indicato stamani. L’occasione, l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019/20 che ha visto anche l’intervento del giudice Mauro Mini, presidente del tribunale d’appello. E se quest’ultimo ha parlato del bisogno un sistema più autonomo, il consigliere di Stato si è concentrato sui cantieri aperti nell’ambito della riforma denominata “Giustizia 2018”.
Da un lato, dunque, la “cantonalizzazione” amministrativa delle ARP, oggi gestite a livello comunale e intercomunale. «Una riorganizzazione in corso, che - ha sottolineato Gobbi - è molto complessa e unica nel suo genere per dimensioni e che impone un’importante e precisa pianificazione in termini di risorse finanziarie, umane, logistiche, informatiche e più in generale amministrative». Dall’altro, un’altra riorganizzazione, quella della giustizia di pace e il relativo messaggio, posto lo scorso anno in consultazione, «dal quale è emersa anche, ma non solo, la necessità di chiarire la conformità alla Costituzione del sistema ticinese». Un chiarimento, ha ricordato Gobbi, che «ha dato alcune indicazioni da codificare a livello legislativo, attualmente in preparazione presso la Divisione della giustizia».
Ma il direttore del DI ha parlato anche di una Magistratura certamente indipendente, «ma non dall’efficienza». Perché, ha ricordato, «la buona gestione e la gestione conforme alle norme in essere per l’Amministrazione cantonale, deve venire prima di qualsiasi altra cosa». E quindi ha ribadito alcune necessità già espresse in passato. «Non abbiamo da parte della Magistratura indicazioni - ha detto il consigliere di Stato - circa la durata media di evasione delle procedure presso le nostre autorità giudiziarie, tranne che presso il Tribunale cantonale delle assicurazioni. Non abbiamo dati sugli incarti prescritti. Non sembra poi ancora che vengano definiti sistematicamente degli obiettivi e degli indicatori per autorità giudiziaria da raggiungere annualmente». Da qui l’auspicio che «la Giustizia venga amministrata in tempi ragionevoli, compatibili con il mondo moderno: “Giustizia ritardata è giustizia negata”, osservava Montesquieu. Attendere anni per poter ottenere riscontro sulla bontà di una decisione comunale a livello pianificatorio, è un freno allo sviluppo economico del nostro territorio».