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Con la telecamera nel palazzo "hot"

CADENAZZOCon la telecamera nel palazzo "hot"

03.06.19 - 08:45
Dopo la morte per overdose di una transessuale, il dibattito sul condominio a luci rosse di Via Monteceneri 86 si fa incandescente. All’interno dello stabile, non solo prostituzione.
Tio/20minuti
Con la telecamera nel palazzo "hot"
Dopo la morte per overdose di una transessuale, il dibattito sul condominio a luci rosse di Via Monteceneri 86 si fa incandescente. All’interno dello stabile, non solo prostituzione.

CADENAZZO – È morta in solitudine, in un tardo pomeriggio di maggio. Arresto cardiaco, per overdose. A trovarla, è stata la sua coinquilina. Origini sudamericane, la ragazza transessuale si prostituiva. Era arrivata da pochi giorni nello stabile di Via Monteceneri 86, a Cadenazzo, quello dell’ex “Bosco”. Un luogo ristrutturato, in cui oggi ci sono oltre 20 appartamenti. E nel quale, nonostante le infinite battaglie del Municipio, continua a essere esercitato il meretricio.

Sotto una luce più umana – Tio/ 20 Minuti si è recato sul posto, con tanto di telecamera, per capire come vivono questa situazione gli abitanti del palazzo e, più in generale, i cittadini di Cadenazzo. Ma anche per dare un approccio umano alla vicenda. È morta una persona. Una donna. Un essere umano che aveva delle emozioni e dei sentimenti.

Segregato in casa – Il primo ad aprirci la porta è un ragazzo giovane. È spaventato. Solo. Ci fa capire di non avere una vita sociale. Il suo appartamento è tutto buio, c’è odore di chiuso. «Non ho molti contatti umani – ammette –. Però mi fa male quello che è successo. Non mi lascia indifferente». Il ragazzo dice di essere in invalidità. È titubante. «Quando dico che abito qui, la gente mi prende in giro».

Parole non dette – Una sua vicina di casa è delusa dall’amministrazione del palazzo. «Il giorno in cui sono entrata qui, circa un anno fa, non mi avevano detto che il problema della prostituzione c’era ancora». Ragazze che esercitano soprattutto ai piani alti. Si parla di almeno 6 o 7 giovani donne. Suoniamo ad alcuni campanelli. Ne incontriamo due. Hanno origini dell’est. Ci mandano a quel paese. Non vogliono parlare.

Un porto di mare – Nel condominio vivono anche persone in invalidità e in assistenza. Gente, purtroppo, emarginata. Un signore, che non ha voluto essere ripreso, si sfoga. «Questo è un porto di mare. Ogni due settimane le prostitute cambiano. E i clienti vanno e vengono a ogni ora del giorno. È un posto dimenticato da Dio». Per il resto, regna l’omertà più assoluta. Bocche cucite. Tutti negano di avere mai conosciuto la transessuale morta.

Attacchi al Municipio – Intanto, la gente di Cadenazzo, come si nota nel video, attacca il Municipio, accusandolo di immobilismo. Da piano regolatore, quella sarebbe una zona residenziale, non indicata per la prostituzione. L’autorità comunale si è già difesa con un comunicato stampa. Spiegando come l’iter burocratico per “eliminare” le lucciole sia stato ostacolato da alcuni ricorsi. E come, in seguito alla decisione del Tribunale amministrativo di metà dicembre, ora il Comune abbia le basi legali per prendere provvedimenti.

Mani troppo legate – Tuttavia, il problema sembra ancora più complesso. A intervenire non può essere il Comune direttamente. Bensì i “cosiddetti enti preposti”. E questo nonostante basterebbe dare un’occhiata a qualsiasi sito online ticinese di escort per avere delle prove. Enigmi della burocrazia. Intanto, occorre fare i conti con altre situazioni. La signora che gestisce il giro della prostituzione, ad esempio, secondo più fonti, farebbe il diavolo a quattro pur di continuare il suo business. Si tratta di una persona già nota alle autorità cantonali.  

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