Un lavoratore edile italiano si è rivolto ai sindacati. L'Unione contadini avverte: «La montagna non fa per tutti»
AIROLO - Il giorno sotto il sole cocente. Le notti in un rustico senza elettricità né gas: «Per scaldarci dovevamo accendere un fuoco all'interno. Il fumo riempiva la stanza: per fortuna usciva dalle fessure alle pareti». Di recente quattro dipendenti italiani di una ditta edile - non di un'azienda agricola, ndr - si sono trovati a vivere «un'esperienza tragicomica» in un alpeggio sopra Airolo, dove dovevano ristrutturare alcuni rustici dismessi. Uno di loro si è rivolto ai sindacati raccontando condizioni di lavoro al limite.
Condizioni estreme - A furia di lamentele «la ditta ha capito che non poteva più lasciarci lì» racconta il dipendente: «Abbiamo dormito in mezzo al fieno con indosso i vestiti di lavoro, nessun comfort, per settimane di fila».
«Il settore agricolo è in regola» - Con l'arrivo dell'estate non sono pochi gli stagionali – una cinquantina l'anno quelli provenienti dall'estero, dati Sem – che si preparano a salire le montagne ticinesi. Non è una passeggiata, lo ammettono anche agricoltori e allevatori. Ma gli alpeggi «non sono una terra di nessuno» tiene a precisare il segretario dell'Unione contadini ticinesi, Sem Genini. «Al contrario le realtà produttive ad alta quota sono di regola molto esposte e visibili a tutti, anche per via dei turisti. Inoltre controlli specifici vengono effettuati puntualmente, e le regole e i contratti vengono rispettati».
I dati della Sem sui lavoratori agricoli stagionali, in Ticino
anno | permessi stagionali (giugno-agosto) |
2010 | 38 |
2012 | 48 |
2016 | 47 |
2018 | 46 |
«Difficile soluzione» - Eppure i problemi non mancano. E a lamentarsi sono spesso proprio i datori di lavoro. «Le condizioni di vita in montagna non sono adatte a tutti, è evidente. Capita che gli agricoltori vengano piantati in asso dai dipendenti che, magari a stagione inoltrata, capiscono che non fa per loro e scappano. È un problema che si ripresenta ciclicamente, di difficile soluzione».
«Immagine stereotipata» - Genini dà la colpa anche agli stereotipi di una vita bucolica in montagna, veicolati spesso dai mezzi di comunicazione. «C'è chi resiste bene in condizioni rustiche, chi vuole dormire addirittura all'aperto, e cerca proprio quello. Altri pensano sia un idillio e rimangono delusi, poiché lassù il lavoro è invece duro e intenso».
Corsi di "sopravvivenza" - Anche la formazione gioca un ruolo importante, per esempio al Centro Professionale del Verde di Mezzana chi è interessato può seguire un corso con diploma cantonale di Casaro d'alpe dove «gli studenti vengono preparati anche sullo stile di vita e non solo sul lavoro». La realtà è che certe cose, certi lavori, non sono molto cambiati, negli ultimi secoli. Gli aspiranti alpigiani sono avvisati.