La presidente di Ticinomoda rispolvera i suoi cavalli di battaglia e sulla Fashion Valley dice: «Non possiamo pensare di imporre l’immobilismo a chi ha scelto il nostro Paese»
LUGANO - È della moda rispolverare vecchie idee. Così, per ricucire gli attuali strappi che hanno investito la Fashion Valley dopo le pesanti partenze o ridimensionamenti di marchi importanti, ora a parlare è Marina Masoni. E lo ha fatto nella cornice del Lac, in occasione dell’assemblea annuale di Ticinomoda, di cui è presidente.
L'elogio dell'instabilità - Una relazione, la sua, tutta giocata sulla contrapposizione tra stabilità e dinamismo. «La moda - ha ricordato - è dinamismo per antonomasia. In tutti i sensi. Non solo in quello più immediato della creatività innovativa e dell’originalità». Dalla premessa è passata alla domanda, retorica: «Vogliamo che il Ticino colga le opportunità di crescita e benessere offerte da un’industria della moda dinamica, anche con i marchi internazionali più prestigiosi e conosciuti, oppure preferiamo rinunciarvi in nome di una illusoria stabilità economica che sarebbe data da non si sa bene quale alternativa?». L’ex consigliera di Stato ha quindi continuato: «Si è ironizzato sulla visione che attribuisce al meta-settore della moda un ruolo di motore economico». Questo tipo di aziende, ha sottolineato, «non garantisce stabilità, è stata di fatto l’accusa. Certo che no: gli imprenditori della moda operano - come sappiamo - su un piano globale. Non abbiamo alcuna garanzia che chi ha scelto il Ticino come territorio di insediamento, sviluppo e di crescita, rinunci tutt’a un tratto a quel dinamismo imprenditoriale e a quella mobilità globale che lo hanno portato qui. Il rischio che opti per altri lidi c’è. Lo sappiamo».
Un taglio vintage - Dopo aver parlato dei criteri aziendali Marina Masoni ha quindi citato i fattori di condizionamento politico: «La campagna politica e mediatica lanciata contro la competitività fiscale svizzera è uno di tali fattori. C’è anche una buona dose di incoerenza da parte di chi lamenta queste partenze dal nostro territorio e tuttavia si oppone alle riforme fiscali che darebbero risposte efficaci alle pressioni esterne e permetterebbero di mantenere qui quelle attività». E quindi la presidente di Ticinomoda ha fatto sfilare il suo vecchio cavallo di battaglia. È quella che ha definito «una scomoda verità» che molti non vogliono sentire: «Il riformismo fiscale è fermo al palo da troppi anni. Il pacchetto fiscale approvato in votazione popolare cantonale qualche tempo fa è stato un piccolo passo, necessario ma non sufficiente. Occorre - è qui Masoni ha tolto il velo alla richiesta - quanto prima avviare la riduzione dell’aliquota dell’imposta sugli utili delle persone giuridiche: l’obiettivo minimo è il 6%. Non dovessimo raggiungerlo, tutto sarebbe più difficile e complicato. Ne va degli interessi dell'intera nostra comunità». Lasciando intendere che anche un taglio più corto, non sarebbe sgradito. Questa la linea per la moda politica estate-inverno firmata MM.